Si apre un nuovo anno accademico
Castoldi: lo Stato ci deve 11 milioni

Si apre un nuovo anno accademico all'insegna dell'«austerity». L'Università degli studi di Bergamo potrebbe resistere ai tagli governativi e chiudere in pareggio il bilancio del 2009, ma nel 2010 anche l'ateneo orobico segnerà il rosso.
In ogni caso ci sarà da mettere da parte mire espansionistiche (addio campus insomma) e piuttosto puntare su una oculata gestione delle risorse economiche in un'ottica di consolidamento dell'esistente.

«Eppure lo Stato ci deve 11 milioni di euro», precisa il rettore Alberto Castoldi con tono pacato e piglio deciso nell'intervista su L'Eco in edicola lunedì 2 marzo. Dal suo studio di via Salvecchio traccia un bilancio degli ultimi sviluppi dell'ateneo orobico guardando avanti verso le nubi che si palesano all'orizzonte. In dieci anni quella piccola università che il territorio ha sempre guardato con «diffidenza» è passata da 15 mila a 52 mila metri quadri, da un bilancio di 30 miliardi di lire a uno di 75 milioni di euro.
Ora, con il suo tetto di 15 mila studenti, attira persino «l'ostilità» degli altri atenei lombardi. Se di crescere, con la scure romana, non se ne parla, è pur vero che il nuovo rettore dovrà guardare soprattutto al potenziamento della ricerca («su cui siamo più deboli») e a conquistare un territorio che sia finalmente «orgoglioso della propria università come della squadra di calcio».
Eh sì, un nuovo rettore. Perché Castoldi, è ufficiale, non si ricandida a scadenza del mandato.

Nel suo intervento in apertura dell'anno accademico, lunedì 2 marzo, Castoldi ha snocciolato numeri significativi sull'espansione dell'università bergamasca in questi anni: «Le facoltà sono 6, i corsi di laurea triennali 16 e i corsi di laurea specialistica 18. Il corso di laurea in Giurisprudenza è quinquennale. I dottorati sono 13». Ha poi annunciato l'inaugurazione del primo lotto della nuova sede di via Pignolo, il palazzo Baroni, che ospiterà la facoltà di Scienze umanistiche. Ed «entro l'anno speriamo di poter appaltare il secondo lotto». In Città Alta verrà lasciata la sede di piazza Vecchia: le attività che qui si svogevano sono già state trasferite a Palazzo dell'Arciprete, a poca distanza. L'incremento del corpo docente ha portato agli attuali 330 docenti di ruolo e a 221 unità del personale amministrativo. C'è poi l'internazionalizzazione dell'ateneo, «uno dei nostri obiettivi primari»: sono stati stipulati accordi con 108 università di 21 paesi europei e 5 extraeuropei. «La precentuale degli studenti stranieri che frequentano i nostri corsi è fra le più alte in LOmbardia». L'Univeristà di Bergamo è «fra le poche in Italia a possedere una propri a Web-radio, un programma televisivo, "Agorà", un inserto giornalistico mensile, BergamoLab, un University Press, la prima creata in Italia e poi largamente copiata».

Non è mancata una riflessione sulla realtà nazionale dell'università, «obsoleta» e «sempre più abbandonata a se stessa, costretta a svolgere un impossibile compito di supplenza rispetto al declino complessivo del Paese, in mezzo a infinite carenze di ogni tipo».
Castoldi, dopo aver denunciato un attacco mediatico in corso da qualche tempo verso il sistema universitario italiano, ha osservato che per competere con le nazioni equiparabili alla nostra bisognerebbe raddoppiare i finanziamenti agli atenei e non prendere a pretesto le disfunzioni («che pure ci sono e andrebbero emendate») per ridurre i fondi.
Intanto «quest'anno abbiamo creato un Osservatorio che svolgerà un'attività di monitoraggio delle attività socio-economiche e culturali della nsotra provincia».

Gianfranco Bonacina: «L'economia riscopra l'etica»

Durante la cerimonia di apertura dell'anno accademico dell'Università di Bergamo è stata consegnata la laurea honoris causa in Economia e direzione delle aziende a Gianfranco Bonacina, presidente della Cassa rurale-Banca di credito cooperativo di Treviglio. E Bonacina, nella sua lectio magistralis, ha sottolineato come il riconoscimento al suo operato confermi il «profondo radicamento della Cassa rurale nel territorio e fra le comunità in cui opera». E «attraverso la mia persona riconoscete il ruolo di questa istituzione». La Cassa rurale di Treviglio e in generale «il nostro mondo copperativo», ha aggiunto Bonacina, «non avrebbero avuto il successo che ben conosciamo se non fossero stati portatori di istanze innovative, se non avessero segnato una linea di discontinuità con altri modelli di organizzazione economico-aziendale. Se non avessero sopperito alla contenuta disponibilità di capitale con un enorme patrimonio di energie e di speranza, cominciando storicamente col redimere le fasce di popolazione più fragili dalla piaga dell'usura e insegnando loro il valore economico dell'onestà e perfezionando nel tempo un modello imprenditoriale, che oggi risulta sempre più imitato in termini di peculiarità e organizzazione a rete».
Bonacina ha rimarcato più volte l'importanza di un approccio etico in economia, prospettiva verso cui tendere anche per uscire dal tunnel della crisi. L'approccio etico «ha trovato espressione per la Cassa rurale di Treviglio anche nel Comitato Etico, divenuto poi Comitato per il rispetto della Carta dei Valori cooperativi». Il progetto a cui la Cassa rurale lavora da tempo lo «amiamo chiamare il Distretto del Bene comune». Distretto che si traduce in «spirito cooperativo, mutualità, responsabilità solidale».

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