Trapianto record su un bimbo:
5 organi, era nato senza intestino

Ospedali Riuniti ancora una volta sugli scudi. È stata infatti l'équipe della Chirurgia III - Centro trapianti dell'ospedale bergamasco, diretta da Michele Colledan, a eseguire per la seconda volta in Italia un trapianto multiviscerale (di fegato, intestino, stomaco, milza e pancreas) in un bambino al di sotto dei due anni, nel caso specifico di venti mesi. Un traguardo che i Riuniti - allora primi in Italia - avevano già raggiunto nell'ottobre del 2006, trapiantando gli stessi organi in un bambino ancora più piccolo, di 17 mesi soltanto. Il delicato intervento è stato eseguito nel maggio scorso, ma se ne parlerà ufficialmente questa mattina, in una conferenza stampa in programma nella Sala consiliare dell'azienda ospedaliera cittadina.

Con il direttore generale, Carlo Bonometti, e quello sanitario, Claudio Sileo, sarà lo stesso Colledan, che nel 2006 aveva eseguito anche il primo trapianto, a ricostruire le fasi più significative dell'intervento chirurgico. All'incontro prenderanno parte anche Valentino Conter, neo direttore dell'Unità operativa di Pediatria, Valter Sonzogni, direttore dell'Unità operativa di Anestesia e Rianimazione 1, Lorenzo D'Antiga, responsabile dell'Unità di Epatologia e Gastroenterologia pediatrica e trapianti pediatrici, che ha in cura il bambino, e Daniela Codazzi, responsabile della Terapia intensiva pediatrica dei Riuniti. Dal punto di vista tecnico, l'intervento è perfettamente riuscito, e a tutt'oggi il decorso post operatorio (pur con qualche imprevisto) ha sostanzialmente rispettato le attese dei medici, ma proprio a causa dell'elevato pericolo di rigetto intrinseco in simili trapianti (come peraltro riportato in letteratura), il bambino viene ancora considerato un paziente «a rischio», bisognoso cioè di cure e attenzioni particolari. Così come nel primo caso, anche questa volta il piccolo pesava poco più di un neonato a causa di una maledetta malformazione congenita che l'ha fatto nascere senza intestino (la cosiddetta sindrome da intestino corto) e, praticamente, senza addome.

Un handicap gravissimo, drammatico, che lo stava portando a morte certa, anche per le inevitabili conseguenze sul fegato, diventato rapidamente cirrosico a causa delle enormi difficoltà nell'alimentare correttamente il piccolo fin dalla nascita con il metodo parenterale (ossia per una via diversa dalla bocca). L'unica possibilità era almeno un doppio trapianto, di fegato e di intestino, un traguardo difficilissimo da raggiungere anche solo per l'enorme difficoltà nel trovare gli organi adatti, sia dal punto di vista della compatibilità biologica tra donatore e ricevente, sia - soprattutto - per le dimensioni. Privo dell'intestino, l'addome di questi bambini (almeno una trentina in Italia) non si sviluppa, e, di conseguenza, non è in grado di accogliere un organo sano di un donatore della stessa età. Per forza di cose servono organi di un donatore sensibilmente più giovane. Un problema nel problema, data l'età del piccolo bisognoso di trapianto, che non fa altro che complicare drammaticamente le cose. Gli organi trapiantati a Bergamo sono stati prelevati da una neonata di soli 7 giorni nata all'ospedale «Papardo» di Messina e colpita da emorragia cerebrale subito dopo essere venuta alla luce.

Alberto Ceresoli

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