Il Vescovo in visita alle Gavazzeni
Incontro con medici e pazienti

«Nel vostro lavoro colgo e vi restituisco lo spessore autentico della laicità»: è questo il messaggio di saluto che il vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, ha rivolto ai dirigenti, medici, infermieri e volontari che lo hanno accompagnato in una visita all'ospedale Humanitas Gavazzeni. «Qui l'uomo si confronta con i suoi istinti primitivi, come la sopravvivenza, e le grandi domande sulla condizione umana. Il vostro lavoro è una continua provocazione alla cura, alla specializzazione, una provocazione etica. Vi restituisco, dopo questa mia visita, la consapevolezza dello spessore autentico della laicità, espressa nel vostro lavoro» ha spiegato monsignor Beschi.

Una riflessione giunta dopo una visita di un paio d'ore nel pomeriggio di ieri tra le sale del day hospital, della radiologia, nei corridoi del reparto di endoscopia fino ai corridoi della degenza tra i malati di tumore e le vittime degli incidenti traumatici. Ad accompagnarlo, il presidente di Humanitas Gavazzeni, Ilario Testa, il direttore generale Giorgio Ferrari, il direttore sanitario Felice Lanzeni, il direttore del personale, Luca Buzzetti, il cappellano dell'ospedale, don Germano Conde, il delegato vescovile monsignor Maurizio Gervasoni, don Marco Milesi, direttore dell'ufficio diocesano per la pastorale della salute, della sofferenza e dell'assistenza. Ha ascoltato i medici, fatto domande sulla sensibilizzazione alla prevenzione, salutato gli infermieri e i volontari e riservato parole di pazienza e speranza per i malati e le famiglie. Più di tutto hanno comunicato i gesti, le mani tese, gli occhi lucidi, gli abbracci, la ricerca di una parola buona. Poi la preghiera in cappella e la benedizione dei nuovi spazi in costruzione nella piastra due.

Investimenti ingenti - ha ricordato più tardi Ferrari - 30 milioni di euro già spesi e altrettanti pronti per il completamento del percorso diagnostico e terapeutico, il parcheggio e le attrezzature. Tutto per offrire cure a 370 mila pazienti all'anno, 2.500 al giorno, grazie al lavoro di 600 persone. «Ho visitato vari reparti - ha dichiarato Beschi -, ma non abbastanza per capire, nonostante la disponibilità di tutti nel fornirmi indicazioni e il mio desiderio di ascoltare e capire appunto. Ma più mi addentravo tra i corridoi e più sentivo che volevo ascoltare e capire di più. Voglio restituirvi ciò che ho visto, perché credo che questo sia il compito di un vescovo: ascoltare il mondo, la vita, l'insieme delle persone - ha dichiarato a conclusione della giornata a Villa Helios - e comunicarvi un mio pensiero». «Avete interrotto per qualche minuto, al mio passaggio, le vostre attività per accogliermi - ha detto - e poi ho sentito riprendere il vostro lavoro nel suo dinamismo inesausto e inesauribile che un ospedale richiede. Voi lavorate ogni giorno, ognuno con le proprie specificità e i propri ruoli, in un contesto in cui ci si confronta con alcuni istinti primitivi, come quello della sopravvivenza, e con le condizioni umane della salute, della malattia, del limite e del dolore che interrogano fortemente l'uomo che diventa paziente e che resta prima di tutto persona». «Tanto più in un contesto sociale - ha aggiunto - diverso dal passato, caratterizzato dall'evolversi della medicina e dal modo di concepire appunto la salute, la malattia e il limite. Forse per alcuni di voi il lavoro è svolgere una funzione o un ruolo, per altri attinge alla fede. Io vorrei comunicarvi la consapevolezza che il vostro lavoro ha un suo intrinseco valore: è una continua provocazione alla cura, al servizio sempre più perfezionato, una provocazione etica. Voglio restituirvi la consapevolezza che nel vostro lavoro vedo lo spessore autentico della laicità».

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