La crisi del latte inizia a pesare
anche su aziende redditizie

Sta attraversando un periodo di particolare criticità il comparto agricolo lombardo. La preoccupazione è alta per i prossimi mesi, «perché la crisi è reale - sottolinea Nino Andena, presidente di Coldiretti Lombardia -. Non è un semplice al lupo al lupo». Tre aziende da latte su cinque chiudono e «quando smettono, lo fanno per sempre: non recupereranno più tra qualche anno. Se prima, tra i circa 7.000 titolari di quote latte, in difficoltà erano le stalle marginali, adesso sono anche quelle da sempre produttive. Non ci si riesce più a star dentro nei costi di produzione. La situazione è più grave di quello che i dati e le interviste facciano emergere».

Questo il commento di Andena, ieri a Palazzo Pirelli, in occasione della presentazione della prima indagine congiunturale sul comparto agricolo lombardo, promossa da Regione e Unioncamere Lombardia. L'assessore regionale all'Agricoltura, Luca Daniel Ferrazzi, ha sottolineato il valore dello studio come strumento di monitoraggio sul settore. «Il particolare momento vissuto dall'agricoltura, non solo lombarda, è sotto gli occhi di tutti», ha detto Ferrazzi. «Regione Lombardia si è mossa insieme a Unioncamere inserendo il comparto agroalimentare nell'Accordo sulla competitività, di cui questa ricerca fa parte».

Uno dei problemi evidenziati è il crollo del prezzo del latte. Dai 42 centesimi dell'anno scorso per litro, si è arrivati ai 30-31 centesimi di oggi. I dati sulle consegne di latte indicano una diminuzione della produzione sia per quanto riguarda l'intera campagna 2008-2009 sia per i primi mesi della nuova campagna 2009-2010.

Con la campagna chiusa a marzo in Lombardia si è scesi da 4.360.703 tonnellate a 4.304.002: una riduzione dell'1,3% rispetto alla campagna 2007-2008. Nei primi due mesi della campagna 2009-2010, aprile e maggio, la perdita di consegne si accentua ulteriormente: -1,73%. Tuttavia la performance lombarda per il 2008-2009 è meno negativa rispetto a quella di altre regioni come l'Emilia Romagna che perde il 4,1%, il Veneto con -2,3% e il Piemonte -2,9%.

«L'agricoltura lombarda, con un valore della produzione che sfiora i 7 miliardi di euro, pesa poco meno del 15% sul dato nazionale (con un picco del 25% per la zootecnica) - ha detto Francesco Bettoni, presidente di Unioncamere -. L'intera filiera agro-alimentare contribuisce per oltre il 3% alla formazione del prodotto lordo in Lombardia. Ciononostante, nella nostra regione l'agricoltura non è ancora percepita nella sua importanza come una componente di rilievo del nostro sistema produttivo. Abbiamo le stalle più avanzate del mondo e la nostra agricoltura vuole continuare a lavorare. Non vogliamo perdere la ricchezza dei nostri prodotti».

La grave crisi che sta interessando l'agricoltura non sembra ancora avere ripercussioni fortemente negative sull'occupazione del settore. Intanto anche le condizioni del mercato dei cereali si aggravano. In questo trimestre si è registrata un'ulteriore diminuzione dei prezzi già molto depressi. La produzione dei cereali autunno-vernini è in diminuzione del 24,7 % per il frumento tenero, del 23,5% per il frumento duro e del 25,1% per l'orzo.

I raccolti non sono andati bene: oltre alla crisi internazionale, c'è stata la sfortuna di un inverno rigido. Persiste inoltre il problema della diffusione della diabrotica in Lombardia, dove è più diffusa la coltivazione del mais. Scarse anche le rese produttive di fienagione. C'è una situazione di mercato pesante nel settore dei suini da macello: da fine giugno i prezzi sono inferiori anche del 25% rispetto ai picchi raggiunti nell'autunno 2008. Quanto al settore vinicolo, anche la sua salute sembrerebbe minacciata: rispetto a un anno fa i prezzi sono mediamente inferiori del 20-30% a causa di una domanda fiacca, soprattutto dai mercati esteri.

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