Addio Bas, l’azienda va a Brescia e il vicesindaco Sanga si dimette

Si va con Brescia, con 25 voti favorevoli, 15 contrari e un’astensione. Ci si va anche con il voto favorevole della Margherita – la componente del centrosinistra più recalcitrante al matrimonio tra Bas e Asm – ma senza il segretario provinciale Giovanni Sanga. Il vicesindaco difatti ha rassegnato le dimissioni, in contrasto con la linea di Roberto Bruni. È l’epilogo di una giornata a suo modo storica per Bergamo, iniziata la mattina alle 10.50 con il via libera all’unanimità del Consiglio comunale di Brescia e terminata nelle prime ore di oggi, quando Palafrizzoni ha fatto altrettanto. Ma in tutt’altro clima. Che le cose si facessero più complicate del previsto lo si era capito già in mattinata, quando sono cominciate a filtrare le prime indiscrezioni del vertice della Margherita, conclusosi a tarda notte con la richiesta di un nuovo faccia a faccia col sindaco. E soprattutto con le voci di un Sanga prossimo alle dimissioni, ma di una Margherita disponibile a votare la fusione con Brescia. Non per reale convinzione, quanto in risposta alla questione di fiducia posta da Bruni e per responsabilità di coalizione.

Centrosinistra che nel frattempo registrava anche le turbative di Rifondazione, per qualche ora sembrata più vicina ad astenersi che non a dare il via libera a Brescia. Posizione che rendeva ancora più necessario l’appoggio della Margherita alla fusione. E i colloqui a Palafrizzoni sono ripresi più fitti che mai, mentre sindaco e Giunta incontravano i rappresentanti delle forze economiche e produttive per illustrare le linee programmatiche. Ma la testa di tutti era al Consiglio comunale delle 18 e all’evoluzione della vicenda Margherita.

Nel primo pomeriggio va in scena il passaggio-chiave: il faccia a faccia tra Sanga, la capogruppo Fiorenza Varinelli e la segretaria cittadina Ebe Sorti Ravasio da un lato, il sindaco Bruni dall’altro. La richiesta della Margherita è quella di rinviare ogni decisione di sei mesi, nominando nel frattempo i vertici di Bas. Non volava una mosca. Quando Fiorenza Varinelli capogruppo della Margherita in Consiglio comunale ieri sera ha preso la parola durante la lunghissima seduta dedicata alla fusione tra Bas e Asm Brescia, in aula non fiatava nessuno perché nessuno l’aveva ancora detto ufficialmente, ma tutti se lo aspettavano. Per tutta la seduta infatti era circolata la voce che il via libera alla fusione Bas-Asm Brescia alla giunta stava per costare un suo pezzo importante: il vice sindaco Giovanni Sanga della Margherita che ieri in Consiglio non ha messo nemmeno il naso. Invece Fiorenza Varinelli è stata più cauta e attendista: «Daremo il nostro voto favorevole per confermare la fiducia al sindaco nonostante la nostra avversione alla proposta - ha detto durante le dichiarazioni di voto - la segreteria prenderà poi le decisioni conseguenti». E su queste parole, che lasciano presagire altri colpi di scena, qualche brusio c’è stato.

Ma il silenzio e la compostezza sono rimasti una costante di quasi tutta questa seduta campale interamente dedicata al futuro della Bergamo ambiente servizi. Sin dall’inizio, quando a prendere la parola è stato il sindaco Roberto Bruni sull’ordine del giorno 90, ovvero la delibera con cui il Consiglio si è espresso favorevolmente all’ipotesi stessa di fusione, dando mandato al primo cittadino di proseguire su questa strada: «Le ragioni che ci hanno spinto a portare la questione in Consiglio con tutta questa urgenza - ha ribadito Bruni - sono fondamentalmente due. La prima riguarda la possibilità di sfruttare le agevolazioni previste dalla normativa in questa fase di transizione tra il decreti Letta e Marzano. La seconda è legata invece al fatto che il progetto poggia su valutazioni che potrebbero variare assieme ai risultati di bilancio. Da qui il termine del 31 dicembre. Appena formalizzata la proposta, è stato avvisato il consiglio di presidenza, nella consapevolezza che la decisione spettava al Consiglio. Anche perché subito dopo ne sono arrivate altre (Thuga e Dalmine, ndr) che hanno ulteriormente articolato lo scenario». «A farci propendere per Brescia - ha aggiunto - oltre all’insufficienza delle alternative e alla convenienza economica della fusione con Asm, contribuisce anche la valutazione di un’alleanza a est che eviti a Bergamo di sopravvivere come un satellite di Milano. Non dimentichiamo inoltre che questa non è una decisione definitiva, ma subordinata a certe condizioni e garanzie nel merito delle quali il Consiglio potrà tornare».

Via libera dunque. Un via libero sofferto, ma che alla fine, nonostante le tante perplessità anche tra la maggioranza, ha ottenuto un consenso ampio: 25 favorevoli (tutta la maggioranza più la lista Veneziani), 15 contrari (Forza Italia, Lega, An, Udc e Mario Girola della lista Bruni), 1 astenuto (Giuseppe Anghileri, Aratro). Via libera anche ai due emendamenti della maggioranza per alcune modifiche al testo e per garantire «la possibilità di scorporare dal progetto di fusione il Sii, il sistema idrico integrato (presentato da Rifondazione). Parzialmente accolto anche l’emendamento di Forza Italia. Bocciate invece le proposte di Lega e dell’Aratro.

(22/12/2004)

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