Bergamasca, i beni della mafia
finiscono su un sito Internet

La mafia, o meglio le mafie, sono anche al Nord. Vicini di casa discreti, spesso mascherano forme di criminalità organizzata legate al pizzo, a estorsioni, usura, traffico di stupefacenti e armi, appalti edili e lavoro nero, riciclaggio di denaro con la gestione di pubblici esercizi. Il binomio mafia uguale Sud è ormai superato.

«La mafia è nata al Sud, ma la sua presenza al Nord risale agli anni Sessanta quando i boss venivano destinati in soggiorno obbligato a Milano. Si pensava che rompere i legami con la terra d'origine avrebbe debellato la criminalità organizzata. Ma se prima si trattava di infiltrazione mafiosa, ora si parla di radicamento», dichiara Vanni Cassis, referente per il Coordinamento provinciale di Bergamo per «Libera-Associazione, nomi e numeri contro le mafie», da ieri online con il sito www.liberabg.it, contenente anche il geoblog dei beni confiscati nella nostra provincia.

I beni confiscati sono diffusi in tutta la provincia. Si tratta di 18 immobili, tra appartamenti, ville, box, capannoni. Nella maggior parte dei casi sono destinati per finalità sociali, quali sede di associazioni o alloggi di edilizia residenziale pubblica, come nel caso di Dalmine che, dopo avere cancellato l'ipoteca di quasi 14 mila euro che gravava sul bene, lo ha riutilizzato quale alloggio per indigenti. Altro esempio etico è il bene di Berbenno riscattato in comunità per minori.

Spulciando l'elenco si trovano quattro beni destinati ma non usati a causa di criticità, quali la necessità di ristrutturazione, come per Suisio e Cornalba, i cui appartamenti sono destinati ad alloggio di servizio per la stazione dei carabinieri.

Infine cinque immobili non sono destinati per gravami.

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