Bergamo, in 300 senza un tetto

Bergamo, in 300 senza un tettoEmarginazione, al Conventino uno sportello. Ma intanto chiude il dormitorio di via Galgario Disagio grave anche tra gli italiani. Gli enti uniscono le forze per coordinare gli interventi

Nasce un coordinamento fra gli enti che si occupano di emarginazione grave a Bergamo, dove si sono raggiunte punte anche di 300 senzatetto. E nasce con una novità. Il Comune, assessorato ai Servizi sociali, in passato aveva convenzioni singole con le varie realtà che si occupano di questo problema, purtroppo in crescita anche in città e provincia. Ora ha optato per una formula che consente una visione globale degli interventi e una maggiore incisività. Ovvero è stata varata una convenzione unica, che fa da «punto cardine» del coordinamento, tra Comune e Caritas, Opera Bonomelli - Nuovo Albergo Popolare e Patronato San Vincenzo (per quanto riguarda il servizio Esodo di don Fausto Resmini con il camper per gli emarginati alla stazione e il «posto caldo» in un’area delle Autolinee per la distribuzione del cibo ai senzatetto).

Un passo avanti, molto importante, nella razionalizzazione dei servizi per l’emarginazione grave, che fino a oggi, invece, venivano gestiti in modo singolo da ogni realtà presente sul territorio. Spesso chi operava in un campo, spiegano dal Comune, poteva non sapere cosa faceva un suo omologo in un altro, «disperdendo» le forze e non coordinando gli interventi.

In città, secondo gli studi fatti dal tavolo sull’emarginazione grave, nel 2002 erano circa 150 persone ad aver bisogno di aiuto: per valutare in modo omologo la condizione di emarginazione grave si è usato il comune denominatore dell’assenza di un alloggio. Si parla, quindi, di persone proprio senza un tetto. Questa è la media, ma, spiega Giacomo Invernizzi, coordinatore del tavolo per l’emarginazione grave, nel corso dell’anno si sono registrati flussi anche di 300 persone. Le caratteristiche di chi ha bisogno di aiuto: la stragrande maggioranza di queste persone è di sesso maschile ed è italiana.

«Dai nostri primi confronti è emerso che c’era bisogno di una riorganizzazione dei servizi - continua Giacomo Invernizzi - . La logica degli interventi andava ripensata sull’idea di un percorso, di accompagnamento dalla strada verso un ipotizzabile reinserimento di queste persone nel mondo sociale e lavorativo. Per non disperdere energie e per focalizzare gli interventi in un’ottica più globale, quindi, diventa necessario puntare a una visione globale della situazione, con la possibilità della comunicazione fra le varie realtà che a Bergamo lavorano in questo settore. Così, come primo obiettivo, è nato il progetto dello sportello unico di coordinamento per l’emarginazione grave: una struttura informativa, ma che faccia anche da segretariato, che mette insieme l’esperienza dell’integrazione sociale del Comune e del Centro di ascolto della Caritas». Come sarà organizzato questo sportello informativo? «Avrà sede in via Conventino, alla Caritas, e sarà una sorta di punto di riferimento per chi ha bisogno di aiuto, ma anche di smistamento e coordinamento dei servizi offerti. È prevista la figura di un direttore dello sportello, poi la Caritas metterà a disposizione alcuni suoi operatori. I Centri di ascolto Caritas, comunque, continueranno a operare negli altri ambiti di loro competenza - continua Giacomo Invernizzi - .Il passo successivo, invece, sarà quello di studiare formule di intervento per la seconda fase di aiuto nell’emarginazione grave. Mi spiego: Bergamo ha molte risorse per aiutare chi vive in uno stato di emarginazione, ma ha bisogno di non disperdere le energie. Ora, con lo sportello informativo, si interviene sulla cosiddetta fascia bassa, cioè sui primi passi di aiuto, dalla strada verso un recupero. Poi, e il tempo che ci siamo dati è un anno, si dovrà pensare al momento del reinserimento, dal lavoro, all’assistenza domiciliare, alle relazioni sociali. E qui servirà quindi uno secondo "sportello" per le risorse esistenti nel recupero sociale. E non è detto che non emerga che proprio in questa fase ci sono carenze: servirà un confronto tra chi opera nel settore, per esaminare risorse ed esperienze. Solo così si potrà lavorare, in modo non dispersivo, al recupero di chi vive sulla strada».

Intanto, va segnalato che da fine aprile chiuderà il dormitorietto di via Galgario che era stato riaperto, in inverno, per far fronte all’emergenza freddo: dal Comune, comunque, segnalano che il maggior numero degli ospiti del locale nel corso di quest’inverno era rappresentato da extracomunitari. E questo è un altro problema, per Bergamo: la mancanza di alloggi per gli stranieri.

(08/04/2004)

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