Botte e umiliazioni, dieci anni al mago Malleus

Botte e umiliazioni, dieci anni al mago MalleusCondannato per lesioni, truffa e violenza sessuale. Lo denunciò una serba di Calvenzano

Dieci anni e sei mesi di reclusione. Una provvisionale di quarantamila euro che si spartiranno le due vittime, parti civili al processo, una coppia (ormai ex) che vive a Calvenzano.

È questa la condanna inflitta al mago Malleus – al secolo Giovanni Cottino, 56 anni, venditore ambulante residente a Villarelli, frazione di Stellanello (Savona) – a giudizio con le accuse di lesioni, truffa e violenza sessuale.

La sentenza è stata pronunciata dal presidente della prima sezione penale del Tribunale di Brescia, Enrico Fischetti. In sostanza il giudice ha accolto la richiesta del pubblico ministero Simone Marcon, che aveva chiesto una condanna a dieci anni di reclusione. Il difensore – l’avvocato Antonio Nocito del foro di Savona – ha invocato invece l’assoluzione, sostenendo che da parte del mago non v’era mai stata alcuna costrizione nei confronti dei suoi «clienti».

L’indagine nacque dalla denuncia di una serba di 38 anni che vive a Calvenzano: la donna – parte civile al processo con l’avvocato Giovanni Battista Gramatica di Genova – partecipando ai riti organizzati da «Malleus», aveva riportato, secondo l’accusa, una lesione alle vertebre cervicali. Da qui i primi accertamenti del commissariato di Treviglio, culminati poi con l’arresto del mago nel marzo del 2002. Cottino venne successivamente scarcerato. L’11 marzo scorso, a Brescia, il rinvio a giudizio di Malleus, con le accuse di truffa aggravata, violenza sessuale e lesioni. Stando all’accusa, Giovanni Cottino girava per il Nord Italia sotto la veste di mago Malleus, definendosi discendente di Satana e cercando nuovi adepti: sembra che, nonostante le durissime prove di iniziazione, ne avesse trovati a decine.

Secondo quanto contestato, Malleus avvicinava i propri «clienti» facendosi pubblicità su varie reti televisive private del Nord: una volta contattato un potenziale adepto, faceva leva sulla superstizione, servendosi anche di fantomatiche stregonerie. Una volta conquistata la loro fiducia, scattava la procedura di iniziazione, che si svolgeva di solito in appartamenti di accoliti della setta.

Al processo i testimoni hanno fatto le loro deposizioni a porte chiuse. Tra gli altri hanno parlato l’ispettore del commissariato di Treviglio che ha svolto la gran parte delle indagini, e le due vittime, una coppia (ora separata) di Calvenzano: a lei sono andati 30 mila euro di provvisionale, a lui diecimila.

Il primo ha ricostruito la vicenda, ricordando le indagini svolte, mentre gli altri due testi hanno raccontato la propria esperienza, parlando della paura che incuteva loro il mago e, in particolare, delle sue maledizioni.

Non solo, i due testimoni avrebbero anche confermato le tre prove a cui gli adepti venivano sottoposti, dietro pagamento di forti somme (anche diecimila euro a testa): «l’umiliazione» (camminare nudi per le città), «il dolore fisico» (lasciarsi picchiare dagli altri adepti della setta) e infine il «sesso» (soddisfare tutti i desideri del sedicente mago). L’imputato si è sempre difeso sostenendo di non aver mai esercitato costrizioni nei confronti delle parti civili, ma che quanto era accaduto si era svolto con il loro consenso.

(14/01/2004)

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