Bruciato in auto, nessun colpevole

È finita in un vicolo cieco l’inchiesta sull’omicidio di Diego Losa, il quarantottenne di Ambivere il cui cadavere, carbonizzato, fu ritrovato nel gennaio dell’anno scorso nelle campagne di Pontida, chiuso nel bagagliaio della sua auto. L’ufficio del giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta della Procura – pubblico ministero Silvia Russo – e ha archiviato il delitto.

Caso chiuso, dunque, senza nessun colpevole. L’assassino di Losa resta senza nome e la sua morte impunita. Le piste battute dagli investigatori – i carabinieri del Reparto operativo di Bergamo – non hanno portato ad alcun risultato: se anche qualche sospetto c’è stato, è sempre rimasto tale, considerato il fatto che il fascicolo è sempre rimasto a carico di ignoti, dunque senza alcuna iscrizione nel registro degli indagati.

Ricomporre il puzzle dell’uccisione di Losa non era semplice. Il cadavere dell’uomo – che in passato aveva avuto guai con la giustizia – fu ritrovato nei boschi sopra Pontida, in località Drizzago, il 29 gennaio dell’anno scorso. Il corpo (o meglio, quel che ne restava) era chiuso nel bagagliaio di una Mercedes 200 nera che era stata data alle fiamme e che fu notata da un uomo che passeggiava con il cane. La vettura era intestata a Losa e dunque il suo nome fu la prima ipotesi in relazione all’identità della vittima.

L’uomo, che era originario di Sant’Antonio di Caprino e risiedeva ad Ambivere, era stato visto l’ultima volta qualche giorno prima del ritrovamento del corpo. Le indagini si concentrarono comunque in quella direzione: i carabinieri passarono al setaccio il giro delle conoscenze di Losa, persona già nota alle forze dell’ordine. L’ipotesi di un regolamento di conti fu una delle principali piste prese in considerazione, insieme a quella di una lite sfociata in omicidio. Entrambe sono rimaste comunque infruttuose.

(03/11/2005)

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