Cibo «a pezzo» invece che «a peso»
Federconsumatori: occhio al prezzo

Federconsumatori segnala che in molti punti vendita (specie nella grande distribuzione) sta sempre più prendendo forma la vendita di prodotti alimentari a «pezzo» invece che a «peso».

«Questo nonostante la normativa prescriva che gli alimentari devono essere venduti a peso: per la precisione al netto della tara: cioè a “peso netto”» segnala Umberto Dolci.

Anche i «pezzi» preconfezionati devono riportare il peso e il costo al chilogrammo: «Il problema si pone quando la grammatura del prodotto che si sta acquistando non corrisponde a quanto dichiarato sullo scontrino appiccicato al medesimo» continua Dolci.

«A volte il peso è diverso per vari motivi: ci sta l’errore umano di chi lo confeziona; molto spesso succede che i prodotti siano preparati e pesati alcune settimane prima della messa in vendita e, in questi casi, va registrato il caso fisiologico (succede facilmente con gli insaccati freschi); altre volte non viene calcolata la tara…».

Dopo avere ricevuto alcune segnalazioni, anche a Federconsumatori ultimamente è capitato di intervenire a fare ripesare i prodotti esposti in vendita sui banchi di alcuni supermercati: «Questo però non risolve il problema alla radice: oltre alla doverosa opera di controllo da parte delle autorità competenti, è necessario che ognuno di noi consumatori si attivi per segnalare le situazioni fuori norma e pretendere il giusto peso al giusto prezzo» continua Dolci.

«Non ci vuole molto a controllare il peso: basta utilizzare le bilance che sono a disposizione del pubblico per verificare la corrispondenza tra quello indicato sul “pezzo” e quello che la bilancia segna effettivamente. E nemmeno dobbiamo farci degli scrupoli: non esiste motivo per cui ci si debba far pagare più del previsto quello che compriamo». E conclude: «In caso di ostruzionismo e/o rifiuto a regolarizzare quanto dovuto da parte di chi è responsabile delle vendite, non bisogna esitare a chiedere l’intervento della Guardia di Finanza».

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