A passeggio con la figlia in montagna
Muore un 63 enne di Città Alta

Tragedia in montagna questa mattina attorno alle 11. Un uomo di 63 anni, Giuseppe Borella, di Bergamo, è morto mentre saliva verso Morterone a piedi. A stroncarlo un attacco cardiaco. L’uomo stava passeggiando insieme alla figlia sui sentieri della Val Taleggio.

Tragedia in montagna mercoledì mattina attorno alle 11. Giuseppe Borella, 63 anni, di Bergamo, è morto mentre saliva verso Morterone (Lecco) a piedi. All’origine del malore un attacco cardiaco. L’uomo stava passeggiando insieme alla figlia sui sentieri della Val Taleggio. A un certo punto, mentre era arrivato nella zona della sorgente Enna, ha accusato una forte fitta al petto.

A causa del dolore, si è subito accasciato sul sentiero, perdendo quasi immediatamente i sensi. La figlia che lo accompagnava ha avuto la prontezza di allertare il 112. La centrale operativa ha dirottato la chiamata al 118, che ha fatto levare in volo l’elicottero con la squadra di soccorso. In pochi minuti, una squadra del soccorso alpino è arrivata sul posto, calando sul sentiero il medico con il defibrillatore.

Grazie al tempestivo intervento, il cuore dell’uomo ha ripreso a battere, anche se molto lentamente. Caricato sull’elicottero, l’escursionista è stato quindi trasportato alla centrale del Bione, dove un’ambulanza lo ha preso in carico e portato in ospedale. Purtroppo, le condizioni del paziente erano molto compromesse e, poco dopo l’arrivo all’ospedale di Lecco il suo cuore si è nuovamente fermato, senza che i medici riuscissero a farlo ripartire.

Giuseppe Borella, vetraio alla Vetreria Bergamasca, in pensione da nove anni, abitava in Città Alta ormai da più di vent’anni con la moglie Loredana e, nei primi anni di permanenza nella casa di via San Lorenzo, con le due figlie Francesca e Sara, ora sposate. La moglie è rientrata solo in serata a Bergamo dopo aver accompagnato la salma del marito alla camera mortuaria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII e ha ricordato così Giuseppe: «Era una persona speciale perché era semplice, tranquilla, umile e modesta ma soprattutto sempre solidale con tutti e per questo aveva molti amici e tante persone che gli volevano bene. Faceva tanta beneficienza soprattutto ai bambini meno fortunati, lo aveva come istinto e lo sentiva come un dovere personale. Da nove anni era in pensione dopo aver dedicato una vita al lavoro: ha sempre lavorato come vetraio poi, una volta in pensione, si è dedicato ai suoi tre amati nipotini». «Tutti sapevano della sua grande passione per la montagna, spesso ci raccontava delle sue passeggiate, dei posti che visitava e lo faceva sempre con entusiasmo e passione» raccontavano ieri i vicini di casa, visibilmente colpiti.

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