Delitto di Grumello, parola ai testi del pm

Un commerciante: scoprì la relazione tra me e sua moglie, venne a casa mia con una pistola

Un diario che nessuno ha mai visto ma del quale più di una persona ha sentito parlare, ha avuto modo di scorgerne una pagina oppure fotocopie di alcuni fogli. Un’agenda alla quale, dicono i testimoni, venivano affidate le confidenze, anche amorose, della moglie di Pierino Caldara, il quarantunenne di Chiuduno sotto processo con l’accusa di aver ucciso Fabio Belotti – stessa età, il commercialista di Grumello del Monte ammazzato con tre colpi di pistola la sera del 21 ottobre di quattro anni fa – con la complicità di Claudio Micheli, 37 anni, di Gandino, anch’egli a giudizio.

Il movente dell’omicidio – è la tesi del pubblico ministero Carmen Pugliese – è passionale: Caldara avrebbe sparato a Belotti perché geloso di una relazione tra quest’ultimo e la moglie, Sonia Grena, estetista di Chiuduno (rapporto che la donna ha sempre negato). Quel diario, dunque, sarebbe stato risolutivo in un senso o nell’altro: provare la circostanza sostenuta dall’accusa, cioè la relazione tra l’estetista e il commercialista, oppure smentirla.

Ma quell’agenda non è mai stata trovata durante le perquisizioni effettuate dai carabinieri. Motivo per cui il presunto rapporto tra Sonia Grena e Fabio Belotti continua a poggiare sue due elementi. Il primo è la testimonianza di Luca Zenoni, il giovane imprenditore di Leffe che riferì di aver appreso da Micheli, pochi giorni dopo l’omicidio, che a uccidere Belotti fu Caldara, geloso di una relazione tra il commercialista e la moglie (disse anche che nell’estate del ’99 Caldara, durante un incontro, tirò fuori le fotocopie di un’agendina sulla quale erano segnati gli appuntamenti amorosi della moglie). Il secondo è il consistente numero di telefonate intercorse tra la vittima e l’estetista nei primi mesi del ’99.

Dati – questi – che ieri l’accusa ha cercato di rafforzare con alcune testimonianze volte soprattutto a provare il carattere geloso e vendicativo di Caldara. Un tentativo di fotografare la personalità dell’imputato in modo da dare spessore al movente ipotizzato, quello passionale. La prima indicazione è stata fornita da un cugino della vittima, il dottor Fausto Svanoni, all’epoca dei fatti gastroenterologo agli Ospedali Riuniti di Bergamo.

Belotti si rivolse a lui perché visitasse Sonia Grena, che in quel periodo aveva qualche problema di salute: «La signora – ha riferito il medico in aula nel corso di una deposizione faticosa nelle risposte, tanto da suscitare la reazione nervosa del pm – in un’occasione venne accompagnata dal marito. L’infermiera che era con me mi disse che era un tipo geloso, poiché si era lamentato del fatto che la moglie si dovesse togliere i vestiti per la visita in un luogo non troppo riservato».

Ha parlato anche l’amica (ora ex) dell’estetista, Giuseppina Manzoni, 33 anni, di Chiuduno, fino a qualche anno fa titolare del bar «Il punto», il locale che subì un attentato il 21 aprile 2000, quando una bomba esplose davanti all’ingresso (episodio per il quale Caldara e Micheli finirono davanti al gup, che pronunciò sentenza di non luogo a procedere).

La donna, che fu anche testimone di nozze di Sonia Grena, era a conoscenza della relazione tra la moglie di Caldara e un commerciante della zona, Giovanni Corna, e a volte era la copertura che l’estetista usava con il marito per poter incontrare l’amante: «Quando accadde quel fatto – ha spiegato la giovane tra non poche reticenze, che hanno indotto il presidente della Corte d’assise a ricordarle per due volte il suo dovere di testimone, pena un’accusa di falsa testimonianza – ho pensato di essere l’amica scomoda che sapeva le cose. Ho pensato a Caldara, io non avevo mai avuto problemi con altri. Da allora i miei rapporti con Sonia cessarono. So che Caldara apprese del rapporto con Corna quando trovò il diario della moglie».

Infine l’ex amante dell’estetista, Giovanni Corna, 40 anni, commerciante di bottoni che ora vive a Gandosso: «Ebbi una relazione con Sonia Grena all’incirca nel ’98 – ha ammesso l’uomo davanti ai giudici –, dopo che mi ero separato. Durò un po’ di mesi. Poco tempo dopo Sonia mi chiamò e mi disse che il marito aveva scoperto tutto leggendolo sul suo diario, trovato durante il trasloco del negozio di estetica. Quella sera stessa Caldara si presentò a casa mia con una ventiquattrore, dalla quale estrasse un foglio del diario, chiedendomi se era vero quello che c’era scritto, e una pistola a canna lunga, tipo quelle che si vedono nei film western. Non mi minacciò, non me la puntò contro. Mi diede le spalle, la estrasse dalla valigetta e io riuscii a vedere soltanto la canna. Con lui c’era anche Micheli». Caldara e Micheli sono sotto processo a Grumello per minacce e anche per l’incendio dell’ex abitazione di Corna, una villa a Chiuduno.

(30/10/2003)

Sabrina Galbussera

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