Delitto di Vertova tracce sull’auto del Ndiogou

La giornata di giovedì 4 settembre sul fronte delle indagini sull’omicidio dell’imprenditrice Maria Grazia Pezzoli si è aperta nella mattinata con la convocazione del marito Giuseppe Bernini al comando provinciale dei carabinieri, dove è stato ascoltato come testimone sui suoi rapporti di lavoro con il senegalese Alì Ndiogou accusato del delitto, e si è chiusa in serata con i rilievi scientifici sulla Peugeot 306 del coinquilino dell’immigrato. Proprio dai rilievi sono emerse tracce di una sostanza: ora verranno inviate al Ris per accertare se si tratti di sangue e, in caso affermativo, a chi appartenga. video/filmato_auto.wmvAscoltato il maritoGiuseppe Bernini, 52 anni, titolare dell’impresa di coperture metalliche «Val.Cop.» di Vertova, è stato convocato dai carabinieri del capitano Giovanni Mura per focalizzare meglio alcuni dettagli del periodo in cui Alì Ndiogou lavorava per lui. Il senegalese ha una causa di lavoro in corso con l’ex datore di lavoro per presunte mancate retribuzioni e per un licenziamento che l’immigrato ritiene non regolare: il movente dell’omicidio, secondo gli inquirenti, potrebbe nascondersi proprio in questo dissidio economico con l’imprenditore. Gli investigatori, a quanto si è appreso, avrebbero posto anche alcune domande sull’incidente sul lavoro patito dal senegalese il 23 marzo 2006, in un cantiere di Padova. Giuseppe Bernini è entrato al comando di via delle Valli verso le 9 ed è uscito verso le 11,30, senza rilasciare dichiarazioni.Setacciata l’autoIn serata l’attenzione dei detective si è concentrata sulla Peugeot 306 verde del coinquilino di Alì Ndiogou: i due, insieme ad un terzo senegalese, abitano a Gandino in vicolo Crotti 2, e a volte utilizzano la stessa auto. La vettura, custodita nell’autorimessa del comando di via delle Valli, è stata ispezionata dalla squadra rilievi del nucleo investigativo, che ha utilizzato anche il «luminol», un composto chimico in grado di reagire con il ferro contenuto nell’emoglobina del sangue e trovare le tracce non visibili a occhio nudo, comprese quelle che sono state lavate. I rilievi col luminol devono essere fatti in assenza di luce, per questo l’esame è iniziato alle 21,10 e si è concluso dopo un’ora, alla presenza dell’avvocato Emanuela Sabbi, che collabora con l’avvocato Giovanni Fedeli, legale del senegalese. L’auto è stata passata al setaccio da cima a fondo nell’abitacolo: dall’accertamento sono emerse alcune tracce – secondo indiscrezioni si tratterebbe di cinque –, ma poco evidenti. Ora i Ris dovranno stabilire se si tratta di «falsi positivi», oppure davvero di sangue. Sempre in serata l’avvocato Fedeli ha anche convocato i due coinquilini di Alì Ndiogou per ascoltarli sugli spostamenti dell’indagato il giorno del delitto: la difesa vuole chiarire se gli orari siano compatibili con l’omicidio e cercare conferme all’alibi del senegalese. Oggi il legale tornerà in carcere per discutere col suo assistito le prossime mosse difensive.(05/09/2008)

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