Discarica di amianto a Cappella Cantone
Ecco perchè Locatelli fu condannato

La Giunta della Regione Lombardia nel 2011, all’epoca della presidenza di Roberto Formigoni, approvò «un atto talmente illegittimo da risultare anomalo».

Lo scrive il gup di Milano Vincenzo Tutinelli nelle motivazioni della sentenza con cui il 29 ottobre 2014 aveva condannato a due anni di reclusione l’imprenditore Pierluca Locatelli, accusato di aver versato una tangente da 110 mila euro all’ex vicepresidente del Consiglio Regionale della Lombardia Franco Nicoli Cristiani per ottenere il rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale necessaria per l’apertura di una discarica di amianto a Cappella Cantone (Cremona).

Nicoli Cristiani, all’epoca esponente del Pdl, e l’ex dirigente dell’Arpa Giuseppe Rotondaro avevano patteggiato la pena, rispettivamente, di due anni e un anno e otto mesi di reclusione. Nello stesso procedimento erano imputati, tra gli altri, l’ex presidente della Regione Lombardia e senatore del Nuovo Centrodestra Roberto Formigoni e l’ex assessore regionale all’Ambiente Marcello Raimondi, prosciolti dal gup con la formula del «non luogo a procedere» insieme agli ex vertici della Compagnia delle Opere di Bergamo Rossano Breno e Luigi Brambilla. Il filone dello stesso procedimento con al centro presunte tangenti per oltre un milione di euro versate da Locatelli, titolare dell’impresa Cavenord, alla Cdo su input di Formigoni per ottenere in cambio delibere favorevoli al progetto della discarica, che vede tra gli indagati l’ex governatore lombardo e Raimondi, era stato trasferito invece per competenza territoriale a Bergamo, dove sarebbero avvenuti gli illeciti contestati dal pm Paolo Filippini. Nelle motivazioni della sentenza a carico di Locatelli e di altri imputati, il gup sottolinea che «l’emanazione” dell’Autorizzazione integrata ambientale è stata «accompagnata dal pagamento di una lauta tangente».

E si sofferma sulla deliberazione numero IX/1594 approvata dalla giunta regionale nella seduta del 20 aprile 2011 titolata «Atto di indirizzo per il coordinamento delle procedure amministrative di Via e di autorizzazione di impianti di gestione dei rifiuti da localizzarsi in ambiti estratti dei piani cave vigentì»

Secondo il giudice, «la Giunta regionale all’unanimità ha approvato un atto che riguarda solo Cavenord (e l’imputato Locatelli) affermando che il divieto contenuto nel piano cave in ordine destinazione dell’area poteva essere vanificato e disatteso tramite autorizzazione integrata ambientale». Un atto, quindi, «talmente illegittimo da risultare anomalo».

Il gup sottolinea inoltre la «messe di irregolarità, illegittimità e anomalie di cui sono costellate istruttoria e approvazione dell’Autorizzazione integrata ambientale» attraverso l’intervento di «funzionari ”addomesticati” nella trattazione della pratica». E conclude rimarcando «l’evidente efficacia causale della dazione della tangente rispetto al rilascio dell’autorizzazione». Il difensore di Locatelli, l’avvocato Roberto Bruni, ex sindaco di Bergamo e consigliere regionale della lista Ambrosoli, ha presentato ricorso in appello, chiedendo l’assoluzione dell’imprenditore e della moglie, anche lei condannata a due anni. «Il giudice di primo grado ha del tutto dimenticato ed ignorato l’esistenza di altre persone, diverse dal Nicoli Cristiani e dal Rotondaro, interessate a intervenire per il buon esito della domanda presentata da Cavenord - si legge nel ricorso - (…) intendiamo riferirci al coinvolgimento dell’allora presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, di Raimondi e degli esponenti di vertice della Compagnia delle Opere di Bergamo». Secondo il difensore, «se sono esistiti funzionari addomesticati non è affatto detto che ciò sia dovuto all’intervento di Nicoli Cristiani e non all’agire del ben più autorevole filone di marca ciellina».

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