Droga, piaga diffusa a Bergamo

Dal 1996 al 2002 si è passati da 765 a 1482 segnalazioni

La droga a Bergamo non ha raggiunto il livello di allarme ma certo quello di attenzione. Lo ha detto il prefetto Giuseppe Cono Federico parlando al convegno «Come parlare e intervenire con i nostri giovani» organizzato dalla Provincia. Dei 305 ragazzi tra i 14 e i 26 anni intervistati per il progetto Icaro il 45,6% ha detto di usare droghe leggere e il 90% ha ammesso di aver provato una volta. In trattamento presso le strutture ci sono stati nel 2002, 723 nuovi casi e 2119 casi storici mentre nel primo trimestre del 2003 si sono rivolti ai servizi 532 consumatori.

Dal 1996 al 2002 si è passati da 765 a 1482 segnalazioni in Prefettura, la stragrande maggioranza per droghe leggere. In questi anni l’Asl si è mossa su linee di prevenzione innovative per sensibilizzare i giovani per esempio utilizzando come primo contatto le scuole guida. Al di là dei dati statistici restano i problemi di fondo di un disagio giovanile che non accenna a diminuire mentre i costi economici e sociali per la comunità diventano sempre più pesanti.

Al seminario di studio dedicato agli operatori, sono intervenuti il presidente delal provincia Valerio Bettoni, l’assessore alle politiche sociali della provincia Bianco Speranza, il dr. Carlo Fogaroli dell’Asl, don Redento Tignonsini di Brescia e i genitori dell’Anglad dell’Associazione Nazionale genitori lotta alla droga di Clusone. Un progetto educativo di prevenzione nella scuola materna ed elementare sperimentato in Gran Bretagna dall’Associazione Children in crisis è stato presentato da Paola Savino. L’impegno della Provincia di Bergamo nel settote tossicodipendenze, come ha ricordato il presidente Bettoni, ha una storia partita negli anni ’’70 e che ha portato alla necessità di lavorare in rete e su diversi livelli per contrastare un fenomeno che muta nel tempo, originato però sempre, ha solttolineato l’assessore Bianco Speranza, da una profonda sofferenza individuale che causa a sua volta sofferenza familiare e sociale.

Ancora una volta sono emersi i due livelli del problema: la necessità di interventi tecnici tempestivi ed efficaci e il discorso di fondo che rimanda ai valori di una società e al problema del significato da dare alla propria vita.

(15/04/03)

Su L’Eco di Bergamo del 16/04/03

© RIPRODUZIONE RISERVATA