Facebook, quando il post è un flop
8 messaggi da non pubblicare

Inviare lo stesso messaggio a tanti amici, taggare persone in fotografie in cui non c’entrano nulla, invitarle a usare giochi online o altre app. Sul web si moltiplicano le liste dei post più fastidiosi sui social network: ecco una selezione. Ne avete altri? Continuate l’elenco scrivendoli nei commenti.

1. Scrivere usando solo maiuscole. Capita spesso di vedere post scritti solo con lettere maiuscole: è uno dei comportamenti più sgraditi, anche perché nel linguaggio social scrivere solo con maiuscole equivale a urlare. Meglio non abusarne.

2. Lo stesso messaggio privato a tanti amici. Improvvisamente ci si trova inseriti in una conversazione «privata» con altre persone, a volte sconosciute, in cui di solito il mittente chiede di partecipare a un evento o aderire a qualche iniziativa. A questi messaggi in genere segue una raffica di risposte e contro-risposte che generano confusione e hanno come risultato quello di far abbandonare la conversazione a gran parte degli «invitati».

3. Tag sgraditi. Meglio non taggare amici in foto, video, luoghi o link se non si è sicuri che lo gradiscono. Anche sui social network le persone hanno diritto a un minimo di privacy. Nel dubbio, meglio chiedere.

4. Frasi di odio. Messaggi razzisti, sessisti, che incitano all’odio o alla violenza sono tra i più sgraditi sui social network: il rischio, per chi continua a pubblicarli, è di essere bloccati dal news feed dei propri amici (quando accade non arriva nessuna notifica) e di ritrovarsi a «urlare nel vuoto».

5. Status sospesi. Messaggi ambigui, tra il triste e l’indignato, che sembrano fatti appositamente per ricevere richieste di spiegazioni. Per esempio: «Dopo aver visto certe cose non mi fido più di nessuno», oppure: «Qualcuno dovrebbe vergognarsi», «Oggi non parlatemi».

6. Giochi. A chi non è mai capitato di ricevere, anche più volte al giorno, fastidiosi inviti a giocare a «Candy Crush Saga» o altre app? C’è chi si precipita a bloccare le notifiche della app in questione e chi, più apertamente, lo scrive a chiare lettere nel proprio status: «Non invitatemi più a giocare online». Un consiglio da seguire.

7. Scrivere in terza persona. I primi iscritti a Facebook, nel 2008, ricorderanno gli status in terza persona: «Mario si rilassa in spiaggia», «Luisa è appena arrivata al lavoro». Ora che i social sono entrati nella vita di tutti i giorni la terza persona è considerata «demodé».

8. «Condividi se hai un cuore». Fotografie, video e appelli accompagnati da frasi come «Condividi se hai un cuore», oppure: «Per ogni condivisione Facebook donerà un euro». Nella quasi totalità dei casi si tratta di catene e messaggi-bufala creati con il solo scopo di fare incetta di like e condivisioni. Prima di condividere è meglio sempre verificare se la fonte è attendibile. Servizi come Bufale.net o Bufalopedia sono molto utili per bloccare i falsi appelli.

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