Frane, neve, industrie: pronti i piani d’emergenza

Sono 55 gli stabilimenti a rischio, mentre i pericoli legati al dissesto sono elevati in alta Val Seriana

Tre piani stralcio di emergenza per la gestione di altrettanti rischi: quello industriale, quello idrogeologico delle frane, quello delle valanghe, presentati dall’assessore alla Sicureza e alla Protezione civile, Silvano Donadoni, sono stati approvati ieri dalla Giunta provinciale. In pratica sono stati disegnati i metodi di intervento in caso di emergenza in questi tre settori: quando, come, chi, come isolare le aree a rischio, i tempi, gli allarmi e i preallarmi. Per ogni situazione di pericolo è stata imbastita una cartografia dettagliata e computerizzata. Naturalmente ogni rischio ha le sue peculiarità in caso di emergenza.

RISCHIO FRANE

Il piano è composto da una cartografia che evidenzia le criticità già presenti e anche le aree di rischio potenziale. Per ognuna di queste aree è stato determinato un valore che indica la propensione al dissesto. Come si vede dalle tabelle a fianco, i territori col più elevato valore sono: la valle Seriana superiore, l’alto Sebino, la valle Brembana superiore e la valle di Scalve. È stata anche redatta una carta che indica la vulnerabilità delle zone, vale a dire le aree in cui ci sono insediamenti abitativi, ospedali, scuole... Dall’incrocio tra pericolosità e vulnerabilità sono stati costruiti macroscenari per indicare come la Protezione civile deve intervenire in caso di frana e anche microscenari, cioè situazioni più dettagliate per posizioni decisamente più critiche.

E c’è una novità sostanziale: in caso di preallarme emanato dalla Regione, mentre oggi i Comuni sono obbligati a intervenire, da domani decideranno i sindaci cosa fare: una responsabilizzazione diretta del territorio.

RISCHIO INDUSTRIALE

Si tratta di un problema delicato per la Bergamasca che in questo ambito è al secondo posto in Lombardia nella classifica della pericolosità. Cinquantacinque gli stabilimenti a rischio di cui 23 in fascia alta, 19 in fascia media e 13 in fascia bassa. La prima parte del piano evidenzia da un lato i siti produttivi con tipologia di rischio e dall’altra il contesto territoriale in cui le ditte operano. «Con la collaborazione dell’Unione industriali - spiega l’assessore Donadoni - abbiamo acquisito tutti i dati inerenti le realtà produttive. Dai Comuni i dati sulla vulnerabilità del territorio per capire come far evacuare luoghi come ospedali, scuole, case di riposo... in caso di emergenza». Per ogni azienda la cartografia prevede tre tipi di rischio: eventi a dinamica lenta che si sviluppano in più di 24 ore come la dispersione di sostanze tossiche nell’atmosfera; eventi a dinamica veloce che si sviluppano in poche ore come gli incendi; eventi istantanei in pochi minuti o secondi, come le esplosioni. E le carte segnalano anche i posti di blocco per isolare le aree in casi di emergenza. La seconda parte del piano prevede il modello e le procedure di intervento in caso di preallarme, allarme e di emergenza con i criteri operativi e i compiti di ogni struttura per ognuna delle fasi. «Siamo riusciti a collaborare con la prefettura a cui la normativa "Seveso bis" assegna le competenze per una parte delle industrie ad alto rischio. In realtà si rischiava così di avere due piani, invece, unici in tutta Italia, ne abbiamo messo a punto uno solo per tutte le eventualità».

RISCHIO VALANGHE

È uno dei rischi mortali più frequenti in Bergamasca. Il piano definisce la curva di sopravvivenza. Entro 15 minuti si hanno possibilità concrete di trovare la persona sommersa dalla valanga ancora in vita. Dopo i 15 minuti le possibilità di sopravvivenza scendono dal 92 al 30%. Fondamentale è agire con tempestività, ragion per cui il piano deve essere divulgato in modo puntuale e veloce a chi frequenta le aree, vale a dire escursionisti e sciatori.

(23/01/2004)Rosella Del Castello

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