Frode fiscale e truffa alla Comunità Europea Due consulenti agli arresti domiciliari

Frode fiscale per oltre 100 milioni di euro e truffa ai danni dellla Comunità Europea. Un’inchiesta dai risultati sbalorditi quella portata a termine dalla Guardia di Finanza di Bergamo che ha portato alla luce una colossale evasione fiscale. Per due persone sono scattati gli arresti domiciliari: si tratta di Gianpaolo Bellavita, 48 anni, ex assessore provinciale e di Stefania Bellavita, 39 anni, fratello e sorella, entrambi noti consulenti fiscali con avviati studi professionali a Bergamo e Martinengo. Altre sedici persone sono state denunciate. Ai Bellavita la Guardia di Finanza imputa una costellazione di società (una trentina), formalmente gestite da prestanome, con lo scopo di conseguire le più svariate ed illecite finalità.«Operando in prevalenza nel settore immobiliare e nelle costruzioni - spiega un comunicato della GdF - i due fratelli riuscivano ad esempio a vendere fraudolentemente uno stesso immobile anche tre volte consecuitvamente, aumentandone il prezzo ad ogni vendita e trasferendone la proprietà da una società all’altra, tutte riconducibili ai Bellavita». Secondo quanto riferito dagli inquirenti, in un’altra occasione una società immobiliare utilizzava fatture per milioni di euro emesse da società edii per lavori di ristrutturazione mai eseguiti, anche perchè le imprese che avrebbero dovuto realizzarli in realtà esistevano solo sulla carta.

Il sistema avrebbe consentito ai due Bellavita di conseguire illecitamente rimborsi Iva per circa due milioni di euro. Un filone dell’inchiesta della Guardia di Finanza ha riguardato i contributi comunitari. Gianpaolo Bellavita e un cinquantenne di Catania, titolafre di una impresa produttrice di prodotti per la pulizia per la casa, avrebbero presentato una richiesta di finanziamento per un progetto aziendale, finalizzato all’ampliamento dell’attività produttiva a livello nazionale dell’impresa siciliana. Il progetto prevedeva l’acquisto di macchinari e impianti nuovi, mentre la Guardia di Finanza ha accertato che macchinari e impianti venivano acquistati in parte fittiziamente, in parte da una società fallita. Il sistema avrebbe consentito l’indebita percezione di oltre 3 milioni di euro di finanziamenti della Comunità Europea, di cui un milione e mezzo già riscossi.

Le indagini hanno portato anche alla denuncia di 16 persone, fra cui il direttore di una filiale di Bergamo di un istituto di credito che avrebbe favorito illecite transazioni dei due professionisti. Complessivamente nel bilancio dell’inchiesta compare: il recupero a tassazione base di imponibile per 50 milioni di euro, un’evasione di Iva per circa 26 milioni di euro, l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per oltre 46 milioni di euro nonchè di circa 2 milioni di rimborsi Iva illecitamente ottenuti, l’indebita percezione di contributi comuniatri per oltre 3 milioni di euro.

(17/10/2005)

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