Gli anziani e il gioco d’azzardo:
più a rischio chi è in pensione da poco

Non sono dati stati statistici da sottovalutare, ma «non sono in definitiva preoccupanti» - come ha sottolineato Marco Raglietta, direttore del Dipartimento di dipendenze dell’Asl - quelli relativi all’indagine sul gioco d’azzardo nella Bergamasca relativa alla popolazione anziana da 65 a 84 anni.

Diversi dati dello studio commissionato dall’Asl di Bergamo all’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa erano già stati anticipati nei giorni scorsi: il 50,8% dei 2.100 anziani interpellati a Bergamo e provincia non ha mai giocato a nessun gioco d’azzardo (stiamo parlando di slot machine, videolotteria, Totocalcio, Tombola o Bingo, Lotterie istantanee, Lotto, Superenalotto e Gratta e vinci), il 40,5% ha giocato, ma si tratta di giochi di tipo sociale, senza nessun rischio, tipo la partita a carte con in palio il bianchino, mentre l’8,7% ha evidenziato comportamenti a rischio o problematici.

Tra quelli che giocano, e i giochi passivi - ovvero quelli che non implicano nessun competenza - sono i più insidiosi, il 3,3% è piombato nella trappola delle slot machine, che rappresenta il rischio maggiore anche per il possibile esborso economico (e il 28% di loro nell’ultimo mese ha speso in media più di 50 euro), mentre il 69,6% si è limitato ai classici Gratta e vinci. La fascia d’età più a rischio è quella tra i 65 e i 74 anni, parliamo dunque delle persone che sono appena andate in pensione.

Per difendere gli anziani dal rischio di essere invischiati nel gioco d’azzardo pericoloso è fondamentale una sensibilizzazione territoriale, una campagna mirata nella quale i medici di base, le associazioni di volontariato e le parrocchie devono avere un’importanza primaria.

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