Il mago dei trapianti lascia i Riuniti

Bruno Gridelli va a Palermo. Ha tenuto alto il nome di Bergamo in Europa con il centro per il fegato

Bruno Gridelli - responsabile del Dipartimento di Chirurgia clinica e sperimentale degli Ospedali Riuniti, uno tra i migliori chirurghi del circuito internazionale - lascerà Bergamo dal 1° giugno prossimo, destinazione Palermo, quale neo direttore medico dell’Ismett, l’Istituto mediterraneo per i trapianti e terapie ad alta specializzazione, prestigiosa joint venture tra l’ospedale palermitano «Cervello» e l’Università statunitense di Pittsburgh, istituzione mondiale nel campo dei trapianti.

Se per Palermo - e per l’intera Italia meridionale - il «trasloco» di Gridelli non può che essere fonte di grande soddisfazione, Bergamo - e il Nord Italia in genere - non può certo dire altrettanto. Dall’ottobre del ’97 - quando giunse in città - ad oggi, il cinquantenne chirurgo milanese ha fatto dei «Riuniti» un punto di riferimento europeo per la chirurgia del trapianto del fegato (sia negli adulti sia nei bambini), portando al massimo livello di specializzazione la tecnica dello «split», la divisione in due parti del fegato per poter trapiantare con successo due pazienti, un adulto e un bambino. L’ultima frontiera varcata da Gridelli e della sua équipe è stato un doppio trapianto di polmoni e fegato (il secondo del genere in Italia, eseguito nel novembre scorso su un 22enne di Pavia colpito da una fibrosi cistica), ma già stava lavorando per raggiungere presto altri importantissimi traguardi, come ad esempio il trapianto di intestino. Al di là dei risultati sul campo, Gridelli ha fortemente contribuito a creare una nuova mentalità nell’approccio al trapianto, migliorando ulteriormente una macchina peraltro già ben rodata.

Il direttore generale dei «Riuniti», Stefano Rossattini, è preso tra due fuochi, «dispiaciuto da una parte, orgoglioso dall’altra, perché il prestigioso incarico nasce da ciò che Gridelli ha saputo realizzare nel nostro ospedale, dove grazie alla creazione di una "scuola" e alla formazione di un’équipe di grande preparazione, si sta per avviare il primo master europeo in Trapiantologia. Tra i "Riuniti" e l’Ismett, da sempre è comunque in corso una collaborazione scientifica, che ha condotto alla definizione del protocollo mondiale per i trapianti di fegato da vivente. Il nuovo incarico di Gridelli è il primo passo di una convenzione tra Ismett, Dipartimento dei Trapianti dei "Riuniti" e "Mario Negri", il cui studio è stato recentemente avviato. Dalla European Medical Division dell’Università di Pittsburgh di Palermo, Gridelli darà nuovo impulso e nuovo significato alla collaborazione scientifica da tempo in atto. La sua nomina espande le possibilità del nostro ospedale di operare ai massimi livelli mondiali e di potenziare la sperimentazione che proseguirà qui a Bergamo, articolata e coordinata con il "Negri", rafforzando la nostra posizione di ospedale ad alta specializzazione con una forte ricaduta sulla qualità di cura della salute dei bergamaschi».

All’interno dell’ospedale, la partenza di Gridelli è stata tuttavia accolta con grande rammarico da più di un operatore, con la convinzione che i «Riuniti» ne escano fortemente indeboliti, per giunta in un settore che consentiva all’azienda ospedaliera cittadina di competere ad armi pari con le più prestigiose realtà di cura internazionali. Di tutt’altra opinione il diretto interessato: «Sono convinto - dice Gridelli - che Bergamo saprà portare avanti non bene, ma benissimo, il programma che abbiamo impostato, uno dei più importanti del Paese. Che io abbia avviato un centro per trapianti di fegato di alto livello è fuor di dubbio, ma lo è altrettanto il fatto che chi resta è perfettamente in grado di proseguire la strada raggiungendo gli obiettivi che ci si è posti. Mantenendo una forte collaborazione con la Pediatria, la Chirurgia pediatrica e la Gastroenterologia non ci saranno problemi nell’andare avanti: quanto fatto finora non è stato raggiunto grazie a una persona sola, ma ad un ospedale intero».

Gridelli considera l’opportunità offertagli da Palermo «molto interessante in un’area che ne ha grande bisogno, tanto più che l’Università di Pittsburgh, dove mi sono specializzato tra l’83 e l’85, è la più importante realtà al mondo nel campo dei trapianti. Il fatto che me ne vada potrebbe essere un’occasione di ulteriore crescita per Bergamo, con cui spero di mantenere forti rapporti di collaborazione, utili sia a Palermo, ma anche a "Riuniti", dove, non dimentichiamocelo, c’è un Dipartimento pubblico privato tra ospedale e istituto Negri, coordinato da Giuseppe Remuzzi, che si occupa delle nuove frontiere del trapianto: potrebbero nascere sinergie davvero significative. Di Bergamo non posso parlare che bene: se qui non avessi potuto lavorare come ho lavorato, Palermo non mi avrebbe chiamato: questo è il riconoscimento di un valore prodotto in questo ospedale con l’aiuto di tutti, a partire dagli infermieri».

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