La Cisl e il recupero degli ex Riuniti:
«I lavori? Alle nostre imprese»

«Serve una cordata orobica per il recupero degli ex ospedali Riuniti, per la rinascita del settore edile». L’idea-provocazione è di Gabriele Mazzoleni, Filca Cisl. «È la prova del nove per tornare all’eccellenza del costruire. Non si può continuare a subire e accettare la sconfitta».

«Abbiamo un’altra grande opportunità, cerchiamo di non sprecarla per l’inadeguatezza del nostro sistema». Gabriele Mazzoleni, segretario generale della Filca Cisl di Bergamo, non usa mezze misure per incitare la ripresa e la consapevolezza di un sistema che da qualche anno produce un’emorragia di posti e ditte senza pari nel pur disgraziato panorama della crisi orobica. Anche i dati diffusi ieri dall’indagine congiunturale della Camera di Commercio assegna la “maglia nera” al comparto costruzioni.

Per questo, la notizia che la Guardia di Finanza traslocherà armi e bagagli nella sede dei vecchi Ospedali Riuniti a Bergamo la propria Accademia non passa inosservata agli occhi di chi non cerca altro che la possibilità di una via d’uscita alla crisi che ha costretto quella che una volta era la “costola” del sistema economico e produttivo della provincia, e cioè il settore edile, a un dimagrimento forzoso, perdendo nel volgere di due anni qualcosa come 10.000 addetti, centinaia di imprese e assistendo anche alla ristrutturazone e trasloco delle strutture bilaterali (Cassa Edile, Scuola Edile e CPT).

“Quest’occasione è un po’ la prova del nove per il mondo dell’edilizia bergamasca, è questo il momento per riportare il settore a quello che era, all’eccellenza del costruire, che ci ha sempre contraddistinto. Non si può continuare a subire e accettare la sconfitta, per poi puntare il dito, imputando colpe a destra e a sinistra”.

Ci sono in previsione tre anni di lavoro; c’è un’area che può permettere anche la ricerca di soluzioni innovative e “promozionali”; c’è in vista uno sviluppo e una ripresa delle ristrutturazioni nel quartiere che potrebbero dare linfa vitale a tutto il sistema e al suo indotto. La massima preoccupazione è che la vicenda del vecchio ospedale ricalchi quella del nuovo, nel quale l’edilizia bergamasca non è comparsa se non in misura residuale, perdendo l’occasione, culturale oltre che economica, di dimostrare efficienza e efficacia di una scuola e dei suoi operatori. “Invece – prosegue Mazzoleni -, le grandi ditte non hanno saputo sfruttare l’occasione, e oggi ci troviamo a fare i conti con il lascito di impreparazione e inadeguatezza di chi le ha soppiantate.

Serve che le istituzioni in collaborazione con le organizzazioni imprenditoriali, Ance in testa , già da ora costituiscano un tavolo, laddove si pianifichi un percorso che permetta che il lavoro resti a Bergamo, resti con contenuti di qualità, dal rispetto delle regole, del contratto e della sicurezza dei lavoratori.

Il cantiere dei “Riuniti” può e deve diventare il primo mattone per il rilancio dell’edilizia bergamasca: le nostre maggiori e migliori ditte devono sin da oggi iniziare a pensare alla realizzazione di una cordata che sappia rappresentare e garantire il meglio del nostro sapere e la nostra efficacia nel saper costruire.

D’altro canto possiamo oggi prendere ad esempio quello che è stato il cantiere del nuovo ospedale, sicuramente un modello da non seguire, dove ancora oggi le polemiche sono all’ordine del giorno.

Questo è il paese del “senno di poi”, del “si poteva fare per evitare”, ma allora perché non prevenire?

La medicina è fare in modo che il processo per la realizzazione parta da subito, in fase progettuale, ma soprattutto “l’asso nella manica” è il coinvolgimento della bilateralità edile bergamasca, dalla scuola ai CPT, altrimenti come al solito, ad opera finita seguiranno polemiche e denunce ad oltranza.

Serve che tutti facciano la loro parte, la politica intervenga dove può intervenire, se è il caso chiedendo anche modifiche sulla regolamentazione delle gare d’appalto, che oggi evidenziano nel’iter dell’assegnazione parecchie carenze in termini di qualità e legalità con conseguenze che l’aggiudicatore dell’appalto poi giochi sporco, innescando quelle situazioni che noi tutti conosciamo.

Ed è cosi che si manifestano i subappalti a “cascata”, mancato rispetto della tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, mancato pagamento delle retribuzioni dei lavoratori, scarsa qualità dei materiali e delle opere eseguite, ed infine lievitazione dei costi preventivati”.

La coesione di tutti gli attori della politica e delle istituzioni bergamasche che hanno portato a scegliere l’area dei Riuniti per il nuovo progetto di sviluppo è la dimostrazione che occorre mettere in campo una nuova progettualità per la città e il territorio bergamasco.

Per questo, secondo Mazzoleni non vanno abbandonate neppure le intenzioni di riqualificazione delle vecchie caserme, occorre riprendere il progetto relativo a Porta Sud, il collegamento ferroviario con l’aeroporto di Orio al serio: “sono ulteriori priorità che servono a rinnovare la città e a sostenere lo sviluppo territoriale.

In un contesto come quello attuale con numeri drammatici sul versante occupazione, gli investimenti nelle riconversioni edilizie darebbero una risposta immediata al problema lavoro.

Di fronte a questo scenario è il momento che le nostre imprese se non vogliono sempre piangersi addosso, si diano uno scossone perché questa è un’occasione ghiotta. Altrimenti assisteremo all’ennesima vergogna all’italiana dove prima si commettono gli “sbagli” poi, si fanno i processi, lasciando i nostri attori locali afflitti e rassegnati a una crisi non solo economica, ma soprattutto d’identità”.

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