La Corte Costituzionale sul caso Galizzi Tra un mese la decisione definitiva

Il caso Galizzi è stato discusso oggi davanti alla Corte costituzionale, penultimo atto di una vicenda che si trascina da due anni e che oppone il Consiglio superiore della Magistratura al ministro della Giustizia Roberto Castelli sulla nomina del procuratore di Bergamo.

L’udienza è entrata nel vivo con gli interventi degli avvocati: il vice avvocato generale dello Stato Oscar Fiumara per il ministro della Giustizia. Secondo quest’ultimo, sulla nomina di Alessandro Galizzi alla guida della Procura di Bergamo, «c’é stata la mancanza di un effettivo concerto» tra Csm e Ministero della Giustizia basato sul «principio di leale collaborazione tra le istituzioni». È con queste parole che l’avvocato dello Stato ha difeso le ragioni per cui il Guardasigilli Roberto Castelli ha rifiutato di controfirmare il decreto presidenziale necessario a rendere esecutiva la nomina di Galizzi deliberata dal plenum del Csm.

Il Consiglio superiore della Magistratura negli scorsi mesi aveva infatti deciso a larghissima maggioranza, con tre sole astensioni dei laici della Cdl, di sollevare conflitto di attribuzioni davanti alla Consulta. L’assemblea di Palazzo dei Marescialli riteneva illegittima la decisione del ministro di non controfirmare il decreto presidenziale necessario a rendere esecutiva la nomina deliberata dal Csm l’estate scorsa. Castelli aveva motivato questa sua scelta con la convinzione che a impedire la nomina vi fosse una causa di incompatibilità, considerato che il fratello del magistrato è presidente di sezione del Tribunale di Bergamo.

«E’ il Csm che ha il potere definitivo quando c’é contrasto con il ministro», ha replicato il costituzionalista Alessandro Pace, intervenendo a difesa del Csm nel corso dell’udienza pubblica alla Consulta. Secondo il Palazzo dei Marescialli, il rifiuto di Castelli di dar corso alla deliberazione del Csm violerebbe gli articoli 105, 106, 107, e 110 della Costituzione in quanto il conferimento degli uffici direttivi inciderebbe sullo status di magistrato, riguardando un atto di assegnazione a un ufficio, di trasferimento e di promozione.

La decisione della Corte, ultimo atto, arriverà nei prossimi mesi. Una data non c’è: di sicuro prima del 20 gennaio, quando scadrà il mandato di nove anni del presidente Riccardo Chieppa.

(11/11/03)

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