L’ex convento delle Clarisse
ostaggio dei tossicodipendenti

L’Atalanta di Ruggeri e Begnini voleva farne una cittadella dello sport, la Giunta Gori si accontenterebbe di veder spuntare un centro giovanile.

Per il momento, però, tutta l’area del convento delle ex Clarisse resta un buco nero piantato nel cuore di Boccaleone. Da anni i lavori sono fermi e il degrado ha preso il sopravvento. Al calare del buio lo spettrale edificio si popola di un’umanità ambigua e disperata: tossicodipendenti, senzatetto, prostitute che si appartano con i clienti.

Un viavai che prosegue da troppo tempo e che ora, però, dovrebbe in teoria interrompersi. Su sollecitazione del comitato di quartiere e dell’amministrazione comunale, il curatore fallimentare della Abitare 2006 (proprietaria dell’ex monastero) ha infatti accettato di recintare l’area. Sono partiti i lavori per impedire l’ingresso alla struttura, che nasconde un trabocchetto dietro l’altro. Circa due anni fa un clochard, in cerca di riparo dal freddo, morì precipitando in una tromba dell’ascensore incompleta. Nel novembre scorso divampò un incendio, forse provocato da un fuoco acceso per riscaldarsi. L’ex convento è anche un crocevia della droga: si spaccia, ma soprattutto ci si va per bucarsi.

La soluzione del problema passa però da un deciso intervento di recupero dell’intera area. «Ma ci vorrebbero degli acquirenti che al momento purtroppo non si vedono - ammette l’assessore alla riqualificazione urbana Francesco Valesini -. Si tratta di aree private e perciò il Comune può fare poco, se non chiedere di mettere in sicurezza i cantieri abbandonati e impedire che si arrechino danni all’esterno».

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