Lotta al terrorismo dall’aeroporto
Via libera al registro dei passeggeri

L’approvazione al Parlamento europeo: ora le compagnie dovranno comunicare alle autorità i dati dei voli da Paesi extra Ue. Perplessità sulla privacy.

Dopo oltre quattro anni di forti polemiche, il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza l’istituzione del registro dei passeggeri aerei, il Passenger name record (Pnr), uno strumento in più per combattere il terrorismo. Con 461 sì, 179 no e nove astenuti, la plenaria di Strasburgo ha dato il via libera a una direttiva grazie alla quale le compagnie aeree saranno obbligate a comunicare alle autorità i dati dei passeggeri per tutti i voli provenienti da Paesi terzi verso l’Unione europea e viceversa.

L’obiettivo è fornire un ulteriore mezzo investigativo alle forze di Intelligence e di polizia nell’azione di prevenzione, accertamento e indagine per reati di terrorismo o gravi. Un via libera che è stato possibile grazie al raggiungimento di un faticoso compromesso, visto che, assieme al Pnr, l’Aula ha dato luce verde anche a due distinti provvedimenti, un regolamento e una direttiva, sulla protezione dati dei singoli cittadini, in modo da trovare un punto di equilibrio tra l’esigenza di rafforzare la sicurezza e proteggere la privacy nell’era digitale. Soddisfatto il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz: «Abbiamo fatto passi fondamentali per i cittadini europei, per la loro sicurezza e la tutela della loro privacy».

Concorde la Commissione Ue: «È una prova decisa dell’impegno europeo nella lotta al terrorismo ed al crimine organizzato», hanno commentato il vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans ed il commissario agli Interni Dimitris Avramopoulos.

Sulla stessa linea il ministro dell’Interno, Angelino Alfano. «Finalmente! Oggi (ieri per chi legge, ndr) è una buona giornata per l’Europa». Contento anche il presidente degli eurodeputati Ppe, Manfred Weber, secondo cui questo voto rappresenta «un grande successo» del suo gruppo. «Una vittoria del buonsenso», ha sottolineato Elisabetta Gardini, capogruppo FI al Parlamento europeo. Bene anche per Gianni Pittella. Tuttavia, il presidente del gruppo S&D, ha tirato in ballo il ruolo degli Stati membri: «Sicuramente un passo positivo nella lotta al terrorismo, ma se i governi non collaborano, se i servizi di Intelligence continuano a non parlarsi e a scambiarsi dati, anche il Pnr risulterà un’arma spuntata».

Nettamente contrario, invece, Giovanni Buttarelli, il magistrato italiano che da un paio d’anni è garante europeo della privacy. A suo giudizio il Pnr «è un infortunio legislativo», è «costosissimo», richiede tempi biblici ed è «suscettibile di una censura da parte della Corte di giustizia Ue» perché viola il principio di «proporzionalità» sancito dai Trattati dell’Unione. I recenti attentati «avvenuti in Belgio e in Francia dimostrano che le informazioni necessarie erano tutte a disposizione» delle autorità. «Il Pnr non avrebbe aggiunto nulla. I voli sono già tutti tracciabili e c’è già la possibilità di individuare i foreign fighters», spiega Buttarelli, secondo il quale il risultato di «troppe informazioni equivale a nessuna informazione». Sarebbe stato meglio piuttosto – evidenzia - «incentivare lo scambio e l’analisi delle informazioni».

Ora la parola passa agli Stati: la proposta dovrà ora essere formalmente approvata dal Consiglio. Una volta pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Ue, gli Stati membri avranno tempo due anni per recepire la direttiva nella loro legislazione nazionale.

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