Morta per un ossicino in gola
«Non si poteva evitare la tragedia?»

Quando eravamo al pronto soccorso ho chiesto se potevano fare a mia madre una gastroscopia. Mi sono sentita chiedere: “Su che base signora?”. “Sulla base che cinque giorni fa ha ingoiato un ossicino” ho risposto io. La dottoressa ha replicato che “quell’osso chissà dove è già andato” e che probabilmente “si trattava di una gastrite”».

Così Raffaella Rossi ricostruisce la mattina del 24 ottobre 2014, giorno in cui si è recata al pronto soccorso dell’ospedale di Chiari (Brescia) insieme alla madre Rosa Pesenti, la casalinga di 64 anni di Calcio morta all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo cinque mesi dopo a causa di un ossicino ingoiato mentre mangiava un uccellino arrosto.

L’ossicino le ha perforato l’esofago e l’arteria aorta procurandole una serie di emorragie a cui i medici non sono riusciti a porre rimedio. Ieri sono state moltissime le persone che si sono recate alla camera ardente allestita nell’abitazione della donna in via Pascoli 6, dove viveva con il marito Rossano.

Oltre al dolore, il sentimento prevalente è stato quello dell’incredulità per l’assurdità della tragedia. Tragedia che ora i familiari della donna si stanno chiedendo se poteva o no essere evitata. I familiari di Rosa Pesenti, almeno per il momento, escludono di rivolgersi all’autorità giudiziaria per chiedere accertamenti su quanto accaduto. Il loro pensiero è comunque che la tragedia si sarebbe potuta molto probabilmente evitare se al pronto soccorso di Chiari la donna fosse stata sottoposta a degli accertamenti più approfonditi per capire il motivo dei dolori.

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