Nuovo ospedale, causa milionaria
Non a norma le sale operatorie

La «manovrina» di 85 milioni di euro che la Regione  si appresta a varare per il completamento del nuovo ospedale potrebbe essere in relazione alla causa che la «Dec» di Bari ha depositato al Tribunale per ottenere 130 milioni. Non a norma alcune sale operatorie.

La «manovrina» di 85 milioni di euro che Regione Lombardia si appresta a varare per il completamento del nuovo ospedale di Bergamo potrebbe avere una qualche relazione con la causa civile che la Dec di Bari - la capofila delle imprese che stanno costruendo il «Papa Giovanni» - ha depositato al Tribunale di Bergamo per ottenere dagli Ospedali Riuniti una sorta di compensazione del valore di circa 130 milioni di euro.

Anche se la notizia non è mai filtrata fino ad oggi, l'azione legale sarebbe stata intentata nell'autunno scorso dall'impresa pugliese, che non aveva ritenuto soddisfacente l'esito del cosiddetto 31 bis, un articolo contenuto nella legge Merloni dell'11 febbraio 1994 (n.109) sulle norme acceleratorie in materia di contenzioso nell'ambito dei lavori pubblici.

Detto molto sommariamente, a quell'epoca la Dec avrebbe presentato ai Riuniti una richiesta risarcitoria - per lavori di adeguamento, messa a norma e migliorie in genere - di una trentina di milioni o poco più. Avvalendosi del 31 bis, si era così costituita la Commissione prevista dalla Merloni: un membro scelto dall'ospedale, un altro dall'impresa e un terzo di comune accordo tra ospedale e impresa. Al termine dei lavori, valutate le osservazioni tecniche depositate dagli esperti, l'ospedale aveva deciso che la transazione non poteva superare i 2 - 3 milioni di euro, cifra largamente distante dalla richiesta che Dec aveva avanzato in origine. Da qui la decisione di intentare la causa civile ai Riuniti.

Che l'interesse di arrivare alla conclusione dell'iter processuale sia reale è tutto da stabilire (visto che a conti fatti le spese legali da sostenere, tra perizie e controperizie, farebbero triplicare le richieste economiche depositate in Tribunale), nel frattempo, però, si crea una sorta di base di partenza sulla quale iniziare a discutere - bonariamente - con la controparte. Da una parte, la Dec - che si era aggiudicata i lavori del «Papa Giovanni» con uno sconto di 35 milioni sulla basa d'asta originaria - sosterrebbe che i lavori di adeguamento, messa a norma e migliorie erano in parte necessari (a seguito, ad esempio, di alcune prescrizioni effettuate dall'Asl) e in parte commissionati dall'azienda ospedaliera.

Per contro l'azienda ospedaliera aveva sostenuto che solo una parte degli adeguamenti erano stati richiesti, mentre quelli legati a rattoppi dovuti da errori non imputabili all'ospedale stesso non dovessero essere oggetto di alcun rimborso da parte dei Riuniti. E in effetti l'Asl avrebbe prescritto opere di adeguamento per circa 2 milioni di euro, in particolare per quel che riguarda le sale operatorie, ritenute fuori norma.

Alle prescrizioni Asl si deve poi sommare la realizzazione della trincea drenante, altri 2 milioni (per eccesso), cui aggiungere - secondo quanto riferito dal direttore generale dell'assessorato alla Sanità del Pirellone, Carlo Lucchina - fondi per nuove apparecchiature, quantificabili - pare, ma non ci sono conferme - attorno ai 35 milioni di euro. Dentro tutto, come si suol dire, si arriverebbe dunque a 39 milioni.

E i restanti 46? Potrebbe essere questa - milione più, milione meno - la cifra che, bonariamente, Regione Lombardia avrebbe ipotizzato di dover versare alla Dec, riconoscendo - nei fatti - che qualche pezza per errori altrui la si è dovuta pur mettere (salvo poi rivalersi sui responsabili, sempre ammesso che il gioco valga la candela...). Siamo sempre nel campo delle ipotesi, ma l'operazione «85 milioni» potrebbe dunque presentarsi come una sorta di ammortamento che il Pirellone accantonerebbe per azzerare il contenzioso con la Dec e far ripartire il cantiere del nuovo ospedale, da inaugurare in pompa magna in prossimità delle elezioni del 2013.

Al di là delle ipotesi, i numeri sono sempre una certezza, così come lo sono le cifre che costituiscono il quadro finanziario dell'accordo di programma che ha dato il via libera al «Papa Giovanni», 385 milioni e 676 mila euro, di cui 340 milioni e 200 mila euro a carico dell'azienda ospedaliera, 27 milioni e 476 mila euro a carico del Comune e 18 milioni a carico della Provincia. I 340 milioni e 200 mila euro a carico dell'ospedale (214.329.613 euro di contributo statale, 14.202.565 di contributo regionale per la costruzione, 76.185.000 da alienazioni delle sedi attuali, 35.482. 822 da contributi finanziari degli aggiudicatari dei servizi esternalizzati) sono poi saliti a 407.443.000 con i 67 milioni e 233 mila euro provenienti da altri contributi regionali autorizzati destinati prevalentemente all'acquisto delle attrezzature.

E il resto? Speriamo in bene.

Alberto Ceresoli

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