Obesità, a rischio un bergamasco su due

Obesità, a rischio un bergamasco su dueSovrappeso il 37% dei maschi, mentre per il 9% l’eccesso di chili rappresenta una malattia. L’Asl: «Quella infantile sta diventando una emergenza per il corretto sviluppo dei bambini»

Anche a Bergamo sarebbero soprattutto i maschi gli eventuali destinatari dell’apposita «cintura» che il ministero della Salute voleva introdurre per misurare il «girovita» delle nostre pance. Quasi 37 su 100 sono infatti in sovrappeso, mentre 9 su 100 sono obesi, il che vuol dire che il 46% della popolazione orobica maschile ha problemi di dieta e di bilancia (il 48 se aggiungiamo anche il 2% di chi è sottopeso). Leggermente meglio le donne: 24 su 100 in sovrappeso, 8 su 100 obese, 5 su 100 sottopeso, portando a 37 su 100 le donne bergamasche con problemi di alimentazione.

«Nella Bergamasca – spiega il direttore generale dell’Asl, Silvio Rocchi – si comincia ad andare in sovrappeso già da ragazzini. Sono soprattutto le femmine a conoscere questo fenomeno, tanto che la percentuale delle adolescenti tra i 15 e i 19 anni in sovrappeso è il doppio di quella maschile: 18,87% contro il 9,80, ma con il passare degli anni la situazione si evolve: la donna tende a rientrare nelle giuste misure, mentre l’uomo tende ad "allargarsi". E così, dai 30 anni in poi, la percentuale dei maschi in sovrappeso si mantiene al di sopra del 30%, con picchi fino al 57% tra i 40 e i 44 anni. Per gli obesi, invece, le fasce d’età critiche sono quelle tra i 45 e i 49 anni (è obeso il 20%), tra i 60 e i 64 (è obeso il 25%) e tra i 70 e i 74 (è obeso il 33%). Nelle donne, invece, l’obesità si attesta sostanzialmente tra il 10 e il 12%, con picchi al 16,67% tra i 55 e i 59 anni e al 18,18% oltre i 75 anni d’età. Il sovrappeso "in rosa" comincia a diventare consistente dopo i 35 anni, quando dal 12% si passa dapprima al 18% tra i 35 e i 39 anni, poi al 32% tra i 45 e i 49, al 51% tra i 50 e i 54, per arrivare al 41% tra i 70 e i 74».Che l’obesità stia diventando una malattia lo confermano sia i dati di ricovero ordinario sia quelli di day hospital: «Da un tasso di ricovero di 11,40 ogni 100 mila residenti nel 1997 – sottolinea il direttore generale dell’Asl – siamo passati a un tasso del 21,21 nel 2003, mentre i dati relativi al day hospital sono rimasti sostanzialmente invariati (da 14,52 a 14,61), anche se nel 2000 si era arrivati a un tasso pari a 31,54. Il tasso di ricovero è più elevato nelle femmine, che sembrano dunque presentare una maggior fragilità per questa patologia. Una piccola curiosità: il Distretto di Dalmine guida la classifica dei ricoveri con un tasso di 34,31, mentre quello della Valle Seriana superiore e della Valle di Scalve la chiude con un modesto 5,28. L’obesità è comunque segnalata come causa principale di morte solo in casi rari: dal 1994 al 2002 nella Bergamasca abbiamo registrato 30 decessi attribuibili direttamente all’obesità, in linea con i dati delle altre province lombarde».

Se non è causa diretta di ricovero, l’obesità (nell’uomo e nella donna) è comunque associata ad altre patologie rilevanti, quali l’insufficienza cardiaca, il diabete, alcune malattie polmonari, la bronchite cronica, disturbi del ritmo cardiaco, l’ipertensione o alcune malattie croniche del fegato. Nei day hospital, invece, l’obesità (come causa secondaria) è prevalentemente associata al diabete mellito: l’età media dei ricoveri è di 37 anni per i maschi e di 38 per le femmine, mentre si rivolgono al «day hospital» i maschi con un’età media di 26 anni e le femmine con un’età media di 32 anni: «Tuttavia – osserva Rocchi – i ricoveri in day hospital riguardano molti soggetti in età pediatrica. L’obesità infantile sta infatti diventando una delle maggiori emergenze per quel che concerne la salute e il corretto sviluppo dei bambini e degli adolescenti».

Oggi l’obesità si cura anche chirurgicamente, nei casi in cui la natura del problema non dipenda cioè da cause endocrinologiche, metaboliche o psichiatriche. «L’esperienza maggiore – spiega Rocchi – è delle Cliniche Humanitas Gavazzeni che, nel 2004, hanno realizzato oltre 260 interventi contro i 72 fatti in tutte le altre aziende ospedaliere della Bergamasca. Su questo specifico fronte, dal 2000 a oggi, gli ospedali della nostra provincia hanno prodotto sempre meno, passando dai 64 interventi di cinque anni fa ai 48 del 2003. Trend opposto alle "Gavazzeni": dai 67 interventi del 2000 si è passati ai 260 e rotti dell’anno appena concluso. Complessivamente, comunque, rispetto a cinque anni fa la chirurgia dell’obesità nella Bergamasca ha fatto registrare un incremento del 254%».

Ma la prevenzione resta sempre l’arma migliore: «Una corretta alimentazione – conclude Rocchi –, con il mantenimento di uno stile di vita attivo e un peso salutare, porta soltanto benefici, tanto da ridurre il rischio di cancro almeno del 30 - 40%».

(20/01/2005)

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