Papa Giovanni, sostegno alla ricerca
Novità contro i tumori gastrointestinali

Un’iniezione di risorse che punta a ottimizzare l’attività di ricerca e che sarà resa possibile grazie al sostegno di Miro Radici.

Il Cancer Center del Papa Giovanni acquista tre nuove figure per ottimizzare la cura e la ricerca dei tumori gastrointestinali: un oncologo esperto in ricerca traslazionale, quella dal laboratorio al letto del paziente, un data manager e un manager del Center.

Mille nuovi casi di tumori gastrointestinali presi in carico negli ultimi tre anni, 25 studi scientifici recensiti su riviste internazionali, oltre 300 pazienti entrati in protocolli sperimentali da tutto il territorio nazionale: questi i numeri attuali del Cancer Center.

Nel mondo i nuovi casi di tumori che interessano l’apparato digerente sono più del 25% sul dato complessivo: 4 milioni su un totale di 14 ogni anno, ben oltre la somma dei casi che riguardano seno e polmone. Se consideriamo la mortalità non va meglio: su oltre 8 milioni di decessi per neoplasie in un anno, un terzo sono riferiti a tumori gastrointestinali. Gli organi più colpiti sono, nell’ordine, il colon-retto, il pancreas, lo stomaco, le vie biliari, l’ano, le ghiandole endocrine e il fegato.

I farmaci biologici o a bersaglio molecolare, personalizzati cioè sul corredo genetico del paziente, hanno migliorato la sopravvivenza, ma i margini di successo restano ancora ampi. «Per chi è colpito da neoplasie metastatiche al colon-retto la sopravvivenza mediana è passata da uno a tre anni, ma nel caso di tumori metastatici al pancreas la sopravvivenza si ferma a un anno e solo il 5% dei pazienti supera i 5 anni» spiega Roberto Labianca, direttore del Cancer Center e presidente nazionale del Gruppo italiano per lo studio dei carcinomi dell’apparato digerente (GISCAD).

Andrea Gianatti, direttore del Dipartimento di Medicina di laboratorio dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII, commenta: «Le nuove scoperte sui meccanismi d’insorgenza dei tumori hanno migliorato la precisione nella diagnosi e la capacità di identificare fattori predittivi per le terapie; un progresso che impone ai patologi un costante aggiornamento e alle aziende investimenti in personale, tecnologie e strumentazioni di ultima generazione».

«Le speranze di nuove cure vengono dall’alleanza fra clinica e biologia molecolare e dalla partecipazione a protocolli multicentrici internazionali – aggiunge il direttore generale del Papa Giovanni, Carlo Nicora -. Per questo è importante poter affiancare ai medici figure che possano seguire gli aspetti organizzativi e la raccolta dei dati necessari. Senza trascurare i pazienti, che potranno avvalersi della presenza di un oncologo esperto sia in laboratorio che in clinica e nell’applicare la ricerca alla cura, beneficiando dei farmaci più innovativi».

Ancora una volta tutto questo sarà reso possibile dal generoso sostegno di un bergamasco, Miro Radici. «Ho accettato con entusiasmo di finanziare questo importante progetto del professor Labianca, perché, attraverso la raccolta di dati collegata direttamente all’esperienza sul paziente, può essere di enorme aiuto a tutti gli addetti in questo settore. Ringrazio naturalmente il direttore generale Carlo Nicora, sempre pronto e vigile nel cogliere ogni possibilità che accresca la qualità dei servizi dell’ospedale. Tutti siamo consapevoli dell’ottimo lavoro che il dottor Nicora ha svolto in questi anni ed è anche questo che stimola noi bergamaschi a stare vicino al nostro ospedale, per spingerlo sempre più avanti nella ricerca e nell’innovazione».

Ricerca e innovazione di cui si parlerà proprio a Bergamo il 6 e il 7 novembre, al XXV Congresso Nazionale Giscad, al quale sono attesi oltre cento rappresentanti delle maggiori istituzioni italiane.

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