Rubavano e ricettavano materiali ferrosi: banda italo-slava finisce nella calamita degli investigatori

E’ finita nella calamita degli investigatori la «banda del filo di ferro» Sono complessivamente 24 le persone coinvolte nell’«Operazione Heavy Metal» l’indagine estesa su una serie di furti compiuti in aziende che operano nel settore metallurgico. Quasi tutti gli indiziati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata a furti in tutto il Nord Italia di ingenti quantitativi di materiali ferrosi, metalli e leghe speciali, automezzi, e ricettazione. Sei sono finite in carcere, una in stato di fermo, tre agli arresti domiciliari e due con obbligo di dimora (altre due sono latitanti, mentre dieci indiziati sono denunciati).

L’inchiesta, partita dalla procura di Reggio Emilia in prima battuta e in seguito da quella di Brescia avrebbe individuato, secondo l’accusa, un vero e proprio gruppo italo-slavo, specializzato nei furti di materiale metallurgico. I blitz dei carabinieri sono stati effettuati a Reggio Emilia, Brescia, Alessandria, Massa Carrara, Oristano, Vicenza e a Bergamo: in città, nei pressi di via Rovelli, a poca distanza dal campo rom kosovaro, i militari dell’Arma di Bergamo hanno arrestato un 41enne originario della ex Jugoslavia (ora in carcere), ed hanno fermato un giovane di 22 anni, senza fissa dimora, sospettato di essere coinvolto in un furto nell’azienda «Rete Gamma» a Bergamo: la sua posizione è ancora al vaglio degli inquirenti.

La banda operava in modo scientifico, prima con sopralluoghi nelle ditte ritenute «interessanti», poi con i colpi, che, secondo l’accusa, venivano messi in atto da parte di gruppi di persone (di etnia rom) che andavano da un minimo di 4 a un massimo di 12 persone. Secondo gli investigatori i furti venivano commissionati da italiani e il materiale rubato finiva riciclato presso aziende compiacenti, con documentazione fiscale falsificata. L’ammontare del bottino sarebbe di diversi milioni di euro, e parte della refurtiva è stata recuperata.

(07/10/2003)

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