Sanfilippo, Italia-Germania vista dalle Fiji

NADI (ISOLE FIJI) - Le Fiji sono diventate una realtà, ma - non appena l’aereo da Los Angeles è atterrato a Nadi, scalo principale di Viti Levu, l’isola più grande dell’arcipelago - il mio obiettivo immediato non è stato individuare un angolino da sogno, bensì correre nel resort economico più vicino per vedere Italia-Germania. Eh sì, dopo aver snobbato il calcio per un anno, anch’io sono stato contagiato dalla febbre per l’Italia. Vedrò la finale in 0,2 kmq di sabbia bianca, Beachcomber island, su un maxischermo in riva all’oceano nella speranza di gioire come milioni di italiani, sia pure a più di 20.000 km di distanza (ci sono dieci ore di differenza di fuso orario).

Esaurita la sbornia da semifinali mondiali e studiati i piani per le due settimane che trascorrerò nel cuore dell’oceano Pacifico, ho potuto dedicarmi a una prima perlustrazione di Viti Levu e non vi posso per il momento confermare che le Fiji siano un paradiso, anche se non ho dubbi in tal senso. Il cielo è costantemente coperto, piove, nonostante sia la stagione secca, e il panorama non è esaltante.

Ma è stato soltanto il primo, timido approccio. Non sono ancora approdato su nessuna isoletta, non mi sono ancora immerso nel blu dell’oceano per ammirare la barriera corallina e non ho ancora immortalato tramonti da mille e una notte. Sono stato invece già conquistato dalla gentilezza dei figiani, dal loro «Bula», che vuol dire benvenuto, accompagnato sempre da un sorriso. Posso godermi le Fiji e l’Australia in totale serenità, e senza aver subìto gravi perdite nel portafogli (580 euro San Francisco-Nadie Nadi-Sydney con Air Pacific), perché a Seattle (qui a lato) ho «impacchettato» il fuoristrada inviandolo con una nave cargo a Vladivostok e sul mio passaporto è comparso il visto russo, avuto in tre giorni, così all’orizzonte restano soltanto le nuvole rappresentate dai possibili problemi burocratici (e di dollari da scucire) per ritirare il Land Cruiser al porto di Vladivostok e dall’assetto precario del fuoristrada, ma la Toyota Italia finalmente si è degnata di rispondermi e sembra proprio che a Vladivostok ci siano i pezzi di ricambio.

Devo assolutamente sostituire perlomeno gli ammortizzatori. Il raid sembra in discesa, anche se la discesa è la Siberia... e avrò un mese, non un giorno di più, per rientrare in Italia il 7 settembre.

L’avventura nelle Americhe si è intanto esaurita splendidamente. Non ho guidato fino al circolo polare artico perché 7.500 km in dieci giorni mi sono sembrati sufficienti, esagerare sarebbe stato sfidare la fortuna e un eventuale guasto meccanico (la strada per il circolo polare artico è sterrata) avrebbe avuto conseguenze catastrofiche (sarebbe saltato l’appuntamento con il cargo), ma mi sono goduto il sole di mezzanotte aDawson City (qui a lato), la leggendaria città di cercatori d’oro nello Yukon (Canada nord-occidentale, a 400 km dal circolo polare artico), e sono entrato in Alaska.

Se dovete ancora organizzare le vacanze estive, vi suggerisco il Canada (guardate le foto in fondo all’articolo pewr farvi un’idea): mi ha entusiasmato. Affittate un camper o una moto e guidate verso il nord, verso una natura infinita e incontaminata.

Vedrete gli orsi ai bordi della strada e laghetti con un’acqua così trasparente e dai colori così brillanti, verde smeraldo, celeste, blu notte, che vi sembrerà di essere ai Caraibi. Ah, il sole a mezzanotte. Era il 21 giugno, il giorno più lungo dell’anno, il sole è tramontato a mezzanotte e 45 minuti e tre ore dopo c’era già l’alba (qui a sinistra).

Sono state praticamente 24 ore di luce. Giorni senza buio, né in cielo, né nei miei pensieri. Speriamo di risentirci nella prossima puntata da campioni del mondo (sotto una vignetta del Fiji Times). E vi racconterò ancora del Sudamerica. Non mi sono scordato di essermi perso nella Tierra del Fuego....


Due immagini del Canada


Marco Sanfilippo

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