Santa Caterina, il procuratore:
non possiamo cedere alla piazza

Dopo le proteste, i disordini, le fiaccolate, il pallino torna alla giustizia. L'episodio di violenza sessuale che ha sconvolto Borgo Santa Caterina e la città intera, scatenando anche reazioni decisamente sopra le righe, torna nell'alveo della giustizia.

Dopo le proteste, i disordini, le fiaccolate, il pallino torna alla giustizia. L'episodio di violenza sessuale che ha sconvolto Borgo Santa Caterina e la città intera, scatenando anche reazioni decisamente sopra le righe - come un corteo improvvisato la sera stessa dell'arresto sotto casa del presunto stupratore - torna nell'alveo della giustizia.

In questa settimana infatti è previsto l'interrogatorio di garanzia di Vilson Ramaj, kosovaro arrestato venerdì pomeriggio dagli uomini della Squadra Mobile con l'accusa di violenza sessuale e finito agli arresti domiciliari su richiesta, accettata dal gip, del pm Gianluigi Dettori.

È proprio su questa disposizione che si sono levate molte voci contrarie, o almeno qualche riserva sulle difficoltà di gestione dell'ordine pubblico intorno all'abitazione dell'arrestato, che si trova nel Borgo a poca distanza dal luogo della violenza, un parcheggio di via Alberico da Rosciate.

Sentito domenica 13 gennaio in merito alle proteste, il procuratore capo Francesco Dettori è stato categorico: «Francamente non capisco che problemi ci siano... La giustizia non può cedere alla piazza, ma deve rispettare i principi sanciti in primis dalla Costituzione: mi riferisco in particolare all'articolo 27, secondo comma, che è la presunzione di innocenza». E i domiciliari a due passi dal luogo della violenza? «Non ci siamo posti il problema perché non possiamo porcelo» spiega il procuratore.

E riguardo alla possibile istanza di cambio di domicilio che potrebbe arrivare dalla difesa (e che toglierebbe parecchie castagne dal fuoco, in termini di ordine pubblico e di gestione della custodia cautelare) conferma la disponibilità della Procura a valutarla.

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