Sequestro Canova, ancora silenzio
In campo anche Tremaglia

Non si dà pace la madre di Giuseppe Canova, l’artigiano quarantaquattrenne di Castione della Presolana, rapito lunedì scorso nei pressi di Abakakili, capitale dello Stato nigeriano di Ebonyi, dove si trovava da circa tre mesi per lavoro, da un commando armato che, per la sua liberazione, avrebbe chiesto un milione di dollari. Dall’appartamento di via San Rocco 23, nella stessa palazzina di Castione dove ha la residenza anche Giuseppe, penultimo di otto fratelli, Teresa Tomasoni cerca di mascherare l’angoscia per la sorte del figlio. Poi, con un filo di voce, dice: «Non sappiamo niente. Purtroppo non ci ha contattato ancora nessuno. E, più il tempo passa, non so più cosa pensare».

Intanto, per risolvere la questione, è sceso in campo anche il parlamentare bergamasco Mirko Tremaglia (Pdl), già ministro per gli Italiani nel mondo, che ha assicurato il massimo impegno perché l'artigiano bergamasco venga liberato al più presto, sottolinenando nel contempo che a Roma si sta lavorando alacremente in questa direzione.

La madre di Giuseppe Canova ha comunque fiducia sul lavoro della Farnesina e di tutti coloro che sono impegnati nelle trattative. «Spero si risolva tutto al più presto – afferma la donna – e che Giuseppe venga a casa vivo. La speranza, dopotutto, è l’ultima a morire. Da giovedì, da quando ho appreso la notizia del rapimento di mio figlio dalla televisione, non mi sono più mossa da casa».

La palazzina di via San Rocco, in cui Giuseppe Canova sarebbe dovuto tornare per Pasqua, è costantemente assediata dalle tv, locali e nazionali, e dai giornalisti.

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