Sì alla «Brexit», adesso cosa succede?
Le conseguenze per aziende e studenti

I cittadini britannici si sono espressi: la Gran Bretagna dovrà uscire dall’Unione europea. Con il verdetto di venerdì mattina inizia il percorso formale di addio all’Europa.

Già alle 8 è prevista una riunione straordinaria della Conferenza del parlamento europeo formata dai capigruppo politici. In mattinata il premier britannico David Cameron comunicherà ufficialmente i risultati del referendum. Dal prossimo Consiglio europeo, forse già il 28 giugno, dovrebbe iniziare il negoziato con gli altri Stati membri dell’Ue per decidere tempi e modi del “Leave>. A meno di un rinvio consensuale, il termine per uscire dall’Unione europea sono i prossimi due anni. Il quadro si complicherebbe se Cameron si dimettesse, come richiesto a gran voce dai suoi oppositori.

Le conseguenze più pesanti del voto saranno per l’economia e le imprese. Potrebbero arrivare nuovi dazi doganali e certificazioni obbligatorie. Anche i mercati potrebbero subire la decisione del referendum: in caso di Brexit si prevede una perdita del 20%. In ultimo, oltre 1.120 funzionari britannici dell’Ue potrebbero dover abbandonare le istituzioni per cui lavorano. Secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Istat relativi al I trimestre 2016 e 2015, l’Inghilterra vale un interscambio da 9 miliardi all’anno per le imprese lombarde, 5 di export e 4 di import, su un totale italiano di 33 miliardi. Milano è prima con tre miliardi di scambi, con Bergamo, Varese e Brescia, con circa un miliardo, e Monza con oltre 600 milioni. Milano è prima con un import-export di circa 3,4 miliardi, seguita da Bergamo, Varese e Brescia, con oltre 900 milioni ciascuna, e Monza e Brianza con circa 650 milioni. Mantova (+25,3%) e Como (+22,7%) le province che crescono di più in un anno.

Anche per gli studenti le conseguenze si faranno sentire. Gli universitari potrebbero essere equiparati a quelli extra europei, con un aumento della retta da novemila euro a trentaseimila e, inoltre, perderebbero il diritto all’assistenza sanitaria gratuita.

© RIPRODUZIONE RISERVATA