Svuotato il lago «nero» di Zanica
Ma c’è il rischio di una penale Ue

Dopo lunghe traversie, tra cui lo stop forzato dei lavori per quattro mesi che ha portato a dilatare i tempi, il «lago nero» di Zanica è stato finalmente svuotato dei suoi veleni e ora si prepara alla seconda e ultima fase dell’intervento: il ripristino dei luoghi.

Sta procedendo senza sosta la bonifica della ex cava Cuter in località cascina Cucco, la voragine di circa mille metri quadrati che negli anni Settanta e Ottanta si era trasformata in una pozza abusiva di melme industriali altamente tossiche provenienti da aziende petrolchimiche milanesi, a cui si erano aggiunti rifiuti solidi, tra cui pneumatici, fusti metallici arrugginiti e materiali edili.

L’operazione, finanziata dalla Regione Lombardia con uno stanziamento di quasi 5 milioni e mezzo di euro, è realizzata dall’impresa «Riccoboni» di Parma (vincitrice dell’appalto indetto dal Comune) che in questi giorni, dopo la completa rimozione delle melme acide presenti nel bacino, sta completando l’intervento di inertizzazione del materiale, trasferendoli in apposite vasche e siti di stoccaggio. Terminato lo smaltimento, si procederà alla messa in sicurezza del bacino che dovrebbe terminare alla fine dell’anno.

La palude tossica di Zanica è tra le discariche illegali per le quali la Corte Ue ha condannato lo Stato italiano a una maxi multa di svariati milioni di euro e a una penalità di 42,8 milioni per ogni semestre di ritardo nell’attuazione delle misure necessarie di adeguamento alla sua sentenza del 2007. Sentenza che Regione Lombardia aveva contestato affermando come, nel caso di Zanica, la bonifica fosse già partita e finanziata.

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