Treni, la proposta di un pendolare:
«50 km in 30’. Oppure non pago»

Esausto ed esasperato. Si è sentito così questo pendolare bergamasco dopo un nuovo viaggio in treno costellato di ritardi. E come dargli torto dopo aver letto il suo racconto e viaggio «della speranza»?

Esausto ed esasperato. Si è sentito così questo pendolare bergamasco dopo un nuovo viaggio in treno costellato di ritardi. E come dargli torto dopo aver letto il suo racconto e viaggio «della speranza»?

«Trenord lentamente ci sta esasperando. Mercoledì 16 aprile ennesimi, insostenibili ritardi sia all’andata che al ritorno per complessivi 28minuti del mio viaggio da e per Bergamo. Un’eternità. Inaccettabile» scrive.

«Ritardi che si susseguono quotidianamente, che non rappresentano più l’eccezione, bensì la regola - continua la lettera -. Vivere a Bergamo e lavorare a Milano deve davvero nel 2014 rappresentare un problema insormontabile? È davvero necessario arrivare in ufficio la mattina già stanchi per l’ora e mezza abbondante che si ha alle spalle per potersi recare nei posti di lavoro?»

E si risponde da solo: «Io credo di no. Ho sempre ritenuto che abitare a Bergamo potesse rappresentare più un’opportunità di potere godere di una qualità di vita migliore rispetto alla frenesia malsana di Milano, ma dopo anni di pendolarismo comincio seriamente a dubitarne. Caro Eco di Bergamo, se vuoi fare qualcosa di davvero utile alla collettività non pubblicare l’articolo delle autorità che festeggiano per un Vivalto ; non pubblicare le lamentele fini a sè stesse dei pendolari..abbiamo ahimè capito a nostre spese che non hanno nessuna conseguenza benefica, dato che un viaggio medio da Bergamo a Lambrate continua a durare non meno di 50 minuti (se va bene). Racconta di questo sistema che ci prende in giro da anni al prezzo di 102 euro mensili».

Infine una proposta: «L’abbonamento non si paga fino a che non verrà ristabilito un servizio accettabile: 50km in 30 minuti. Questo è ciò che Bergamo si merita.Questo è ciò che può fare la differenza nella qualità della nostra vita di tutti i giorni». E si firma «un viaggiatore esausto, ma non ancora del tutto rassegnato».

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