Tribunale, ergastolo per il padre accusato di aver ucciso la figlia

Ergastolo, con la sola esclusione, grazie allo sconto di pena previsto per il rito abbreviato, dell’isolamento diurno in carcere. È la sentenza, emessa dalla Corte d’assise dopo quasi 5 ore di camera di consiglio, nei confronti dell’operaio di 39 anni di Villa d’Almè, in carcere dall’11 maggio del 2005 con l’accusa di omicidio e tentato omicidio nei confronti di due dei suoi figli. Il verdetto è arrivato poco prima delle 17.

L’imputato ha ascoltato il verdetto apparentemente impassibile, prima di essere riportato in carcere. Nel dispositivo i giudici hanno anche accordato un risarcimento alle parti civili, la moglie dell’operaio e i suoi due figli: dovrà essere quantificato in sede civile, ma nel frattempo la Corte ha concesso una provvisionale immediatamente esecutiva di 400 mila euro.

Il 39enne era stato arrestato a maggio del 2005: in quel periodo un figlio dell’imputato, di soli due mesi di vita, si trovava in ospedale a causa di una serie di lesioni, all’apparenza inspiegabili, comparse sul suo corpo. I medici, analizzando la situazione clinica anche passata, si erano resi conto che ad aprile del 2004 la sorella del bimbo era morta a quattro mesi di età proprio in seguito a sintomi analoghi. Una situazione sospetta, che li aveva indotti a segnalare il caso, delicato, alla Procura.

Aperta l’indagine, nella camera d’ospedale del bimbo gli inquirenti avevano installato una telecamera nascosta: in questo modo l’operaio era stato ripreso mentre, secondo la tesi accusatoria, provocava le lesioni al bimbo, cercando di ucciderlo. Pochi giorni dopo era arrivato l’ordine di custodia cautelare, seguito dalla riapertura del caso della morte della bimba.

(14/02/2007)

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