Un anno fa trovato il corpo di Aylan
Migranti, un morto ogni 80 minuti

Esattamente un anno fa la foto del piccolo Aylan Kurdi, ritrovato senza vita sulla spiaggia turca di Bodrum, faceva il giro del mondo, generando ovunque sdegno e commozione.

A un anno da quel 2 settembre, Oxfam - spiega un comunicato - ha calcolato che il numero dei migranti che hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere un altro paese sia aumentato di oltre un quinto. In tutto il mondo sono morte 5.700 persone da allora, fuggendo dai propri Paesi: un incremento del 22,2% rispetto all'anno precedente, che aveva registrato 4.664 decessi.

Questo significa che, dall'inizio del 2016, lungo le rotte migratorie in tutto il mondo muore 1 persona ogni 80 minuti. In questo tragico quadro, dice l'organizzazione, il Mediterraneo si conferma la rotta più letale con 4.181 persone morte dal ritrovamento del corpo di Alan, il 12,6% in più rispetto all'anno prima: a dimostrazione di quanto sia fallimentare l'approccio dell'Unione Europea varato con l'Agenda sulle Migrazioni del maggio 2015. Il 2016, poi, è stato un anno particolarmente funesto: i numeri dicono che il numero di persone che hanno perso la vita nel Mediterraneo Centrale, dal Nord Africa all'Italia, nei primi otto mesi dell'anno, è quasi uguale a quello dell'intero 2015.

«A un anno di distanza continua il cammino di tanti minori con i familiari, ma soprattutto non accompagnati - solo questi sono 40.000 tra il 2014 e il 31 agosto 2016 sbarcati sulle nostre coste - e continuano le morti di minori nel Mediterraneo, stimati in almeno 500», commenta monsignor. Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei. «Il ricordo di Aylan aiuta a riconsiderare il dramma di tanti minori in fuga da guerre, da calamità naturali e che condividono il cammino delle proprie famiglie o di tanti adulti. Forse per questi minori che arrivano nel nostro Paese, anche per i tanti che non riescono ad attraversare il ”Nostro Mare“ sarebbe prioritario un impegno maggiore nella tutela, nella accoglienza familiare nei nostri comuni e un’attenzione maggiore anche nell’accompagnamento del loro cammino in Europa, alla ricerca dei loro familiari. In questo modo, il ricordo di Aylan sarebbe onorato».

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