Venerdì un presidio in prefettura:
«Stragi di migranti, basta perdere tempo»

In una settimana più di mille morti in due stragi annunciate nelle acque del Mediterraneo. Stragi per le quali, secondo Cgil, Cisl e Uil di Bergamo, esistono responsabilità precise: «Le scelte politiche e le leggi dei governi dell’Ue che consegnano le persone in cerca di protezione nelle mani dei mercanti di morte».

Per denunciarlo, i sindacati confederali provinciali hanno organizzato e promosso fra le associazioni di tutto il territorio (le adesioni arrivano proprio in queste ore) un presidio per venerdì 24 aprile, alle ore 16, davanti alla Prefettura di Bergamo, in via Tasso.

«Aumentando controlli e mezzi per pattugliare le frontiere non si fermeranno le stragi come dimostra l’ultima tragedia, in cui i morti potrebbero addirittura essere 900, avvenuta a poche ore da quella che ha portato a morire altre 400 persone. Chi scappa per salvare la propria vita e quella dei suoi cari non si ferma davanti al rischio di morire in mare. «Non c’è più tempo da perdere» si legge in un testo unitario che verrà distribuito durante il presidio.

All’iniziativa hanno già aderito Anolf, Cooperativa Ruah, Cir Consiglio Italiano per i Rifugiati, Acli, Arci, Associazione Il Porto, Dalmine e Ponte San Pietro, Coop Il Pugno aperto, Società San Vincenzo de Paoli Bergamo e Toolbox. Chi vuole aderire può contattare le segreteria di Cgil, Cisl e Uil provinciali.

«Si aprano subito vie d’accesso legali, canali umanitari, unico modo per evitare i viaggi della morte» è scritto sul testo unitario. «Il Governo italiano, in attesa che sia la Ue a farsene carico, riattivi subito un programma di ricerca e salvataggio in tutta l’area del Mediterraneo e si faccia promotore, insieme agli altri Paesi dell’Unione Europea, di un’iniziativa per istituire nel Nord Africa centri di assistenza per richiedenti di protezione internazionale, gestiti dall’Onu, al fine di identificare i profughi e gestire la procedura per l’accesso alla protezione internazionale».

«Si cambi il regolamento di Dublino III e si consenta alle persone tratte in salvo di scegliere il Paese dove andare sostenendo economicamente con un fondo europeo ad hoc l’accoglienza in quei Paesi sulla base della distribuzione dei profughi. Questo consentirebbe di allentare la pressione che ora si concentra esclusivamente sui paesi costieri di primo approdo, come l’Italia».

«L’esperienza di gestione dell’accoglienza realizzata a Bergamo, con il coinvolgimento attivo dei Comuni, di tante associazioni di volontariato, della cooperazione sociale, delle organizzazioni sindacali e che ha prodotto il Protocollo d’intesa sottoscritto con la Prefettura, ha dimostrato che è possibile organizzare una risposta concreta all’emergenza in modo responsabile ed efficiente, valorizzando anche l’attività di volontariato in lavori socialmente utili degli stessi rifugiati e le attività di integrazione e dialogo con le comunità locali».

«Un’esperienza, quella bergamasca, che è stata presa a modello anche a livello nazionale e che costituisce un contributo di civiltà e di solidarietà di fronte a questi drammi, un’esperienza che ha saputo dare risposta a circa 500 rifugiati senza alcuna delle conseguenze negative tanto paventate da chi, anche in questi giorni, continua a speculare sulle disgrazie alimentando, solo per calcolo politico, timori immotivati».

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