Caldo eccezionale a ottobre, sintomo preoccupante del riscaldamento globale

Clima. «I dati mostrano che il 2022 sarà con buona probabilità l’anno più caldo in Italia dal 1800». Ovvero da quando si raccolgono i dati. «Il mese di ottobre è stato più caldo della norma, sia come temperature dell’aria sia delle acque del Mediterraneo. Gran parte del 2022 è stato siccitoso. Non tanto l’evento isolato di per sé, o l’anno anomalo, preoccupa, quanto il loro inserirsi nel quadro di una tendenza di riscaldamento globale a lungo termine che interessa il nostro Paese e l’area del Mediterraneo».

«I dati mostrano che il 2022 sarà con buona probabilità l’anno più caldo in Italia dal 1800». Ovvero da quando si raccolgono i dati. «Il mese di ottobre è stato più caldo della norma, sia come temperature dell’aria sia delle acque del Mediterraneo. Gran parte del 2022 è stato siccitoso. Non tanto l’evento isolato di per sé, o l’anno anomalo, preoccupa, quanto il loro inserirsi nel quadro di una tendenza di riscaldamento globale a lungo termine che interessa il nostro Paese e l’area del Mediterraneo».

Lo dichiara Elisa Palazzi, fisica dell’atmosfera, professoressa associata all’Università di Torino, a Climate Media Center Italia. «Se questa tendenza sarà tipica dei decenni a venire, con una stagione calda allungata e un accorciamento della stagione della neve, un autunno che inizia dopo e una primavera che comincia prima, le conseguenze sugli ecosistemi di alta quota saranno sempre più tangibili: dalla riduzione dei ghiacciai all’aumento del rischio, alla diminuzione dell’estensione, dello spessore e della permanenza del manto nevoso, con conseguenze sia in alta quota sia a valle, soprattutto in termini di disponibilità di risorsa idrica».

La riduzione dei ghiacciai e la diminuzione del manto nevoso i rischi in alta quota, con conseguente crisi idrica

Giorgio Vacchiano, professore associato di gestione e pianificazione forestale all’Università di Milano, approfondisce gli impatti sulle foreste del caldo anomalo nell’attuale mese di ottobre. «Di per sé, una temperatura più elevata prolunga la fotosintesi e la durata della stagione vegetativa delle piante. Tuttavia, alcuni studi associano un eccesso di calore autunnale con un’entrata anticipata in dormienza da parte delle piante che, quindi, potrebbero avere meno tempo a disposizione per accumulare le sostanze di riserva. Una temperatura più elevata, inoltre, incide anche sulle perdite di carbonio dal suolo, che in autunno rischiano di superare il potenziale assorbimento garantito dalla fotosintesi “extra”, impoverendo, e non potenziando, il carbonio sequestrato dagli ecosistemi, soprattutto alle latitudini settentrionali».

Una temperatura più elevata incide sulle perdite di carbonio dal suolo, impoverendone il sequestro dagli ecosistemi

«Inoltre – continua Giorgio Vacchiano – il caldo e soprattutto il secco che lo accompagnano rischiano di acuire l’impatto di altri agenti di danno al bosco, come la propagazione di eventuali incendi boschivi: sulle Alpi abbiamo già avuto recentemente incendi vasti e distruttivi nel mese di ottobre in corrispondenza di calure prolungate, come nell’ottobre 2005 o 2017. Gli insetti parassiti sono in piena fase di pullulazione dopo la tempesta Vaia e la siccità estiva, che hanno indebolito gli alberi e reso disponibili grandi quantità di legno fresco per le larve che se ne nutrono: ora possono approfittare del caldo, mantenendo alta l’attività per un periodo più lungo o addirittura aggiungendo una nuova generazione al ciclo riproduttivo annuale, rischiando di far aumentare ulteriormente la pressione, come nel caso degli attacchi di bostrico in corso sull’abete rosso».

Si possono acuire la propagazione degli incendi boschivi e la pullulazione degli insetti parassiti

Franco Miglietta, dirigente di ricerca al Cnr, ricercatore tra i più citati nel campo dell’agricoltura, socio del Gruppo 2003 per la ricerca scientifica, si sofferma sui principali impatti sul sistema agricolo dovuti al prolungarsi del caldo nel mese di ottobre. «Gli effetti delle correnti condizioni meteo anomale sono diversi tra regioni agrarie diverse. In alcune zone il caldo di ottobre è arrivato dopo un periodo piovoso e, quindi, sta favorendo l’allungamento del periodo vegetativo di piante arboree ed erbacee; con ovvie ripercussioni positive sul totale di carbonio fissato e sull’accumulo di riserve in colture perennanti (cioè che prolungano per più anni il periodo vegetativo, ndr)». «In altre zone, dove ha piovuto meno, il caldo recente ha prolungato, invece, la siccità, obbligando gli agricoltori a continuare a irrigare per mantenere livelli produttivi adeguati. In queste zone si temono difficoltà nella preparazione dei letti di semina autunno-vernini. Da più parti giunge la preoccupazione che caldo e umidità possano favorire lo sviluppo di nuove generazioni di insetti dannosi, per esempio la mosca dell’olivo, con attacchi tardivi anche a quote più elevate. In alcune zone del Sud Italia si sta procedendo a raccolte anticipate delle olive per evitare danni».

Il caldo recente può obbligare gli agricoltori a continuare a irrigare per mantenere livelli produttivi adeguati

Serena Giacomin, fisica, climatologa e meteorologa, presidente di Italian Climate Network, ricorda che è «l’alta pressione di matrice nordafricana la causa del caldo anomalo sull’Italia, soprattutto centromeridionale, in questi giorni, con temperature diurne superiori anche ai 25°C e possibili picchi locali addirittura prossimi ai 30 gradi in Sardegna. Le temperature sono anche di 6-8 gradi sopra le medie storiche stagionali, valori tipici di fine estate».

Le temperature sono anche di 6-8 gradi sopra le medie storiche stagionali, valori tipici di fine estate

Quanto si può correlare questa tendenza all’attuale cambiamento climatico? «Com’è noto una configurazione meteorologica non è correlabile direttamente con il cambiamento climatico, se non dopo più approfonditi studi di attribuzione. Ma, anche se questo singolo evento non può stabilire di per sé una tendenza climatica, l’attuale anomalia si inserisce perfettamente nella tendenza climatica e nell’aumento della frequenza di ondate di caldo anche fuori stagione osservato negli ultimi anni».

L’attuale anomalia si inserisce nell’aumento della frequenza di ondate di caldo anche fuori stagione osservato negli ultimi anni

L’ultimo rapporto dell’Ipcc, l’organismo scientifico dell’Onu sui cambiamenti climatici, dichiara, com’è noto, che, senza riduzioni immediate e consistenti di emissioni di gas serra in tutti i settori, l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura media mondiale a 1,5 gradi è fuori portata. Il rapporto «The Production Gap» evidenzia la discrepanza, per limitare il riscaldamento a 1,5 o 2 gradi, tra i livelli di produzione di combustibili fossili pianificati dai Paesi e quelli globali necessari. Il divario, del 120 per cento in più entro il 2030, porta a uno scenario di 2,7 gradi anziché di 1,5, quello cui, per esempio, il G20 di Roma ha aderito. Già ora sappiamo che non sarà rispettato. Si calcola che il 75 per cento dei combustibili fossili dovrebbe rimanere sotto terra per non arrivare a quello scenario.

Senza riduzioni di emissioni di gas serra, l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura mondiale a 1,5 gradi è fuori portata

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