Finanziaria, per i piccoli comuni possibile superare il tetto del +2% negli investimenti

Niente scure sui bilanci dei comuni fino a tremila abitanti, delle comunità montane e isolane e delle unioni di comuni fino ai 10 mila abitanti: saranno infatti esclusi dal «patto di stabilità» interno previsto dalla legge Finanziaria. Lo ha deciso la Commissione bilancio della Camera dei deputati, respingendo a larga maggioranza un subemendamento presentato dal governo: una decisione che costerà allo Stato circa 150 milioni di euro. È una boccata d’ossigeno per 130 piccoli comuni bergamaschi, che non saranno più costretti a rispettare, per il 2005, il tetto del 2% dell’incremento degli investimenti previsto per tutta la Pubblica amministrazione. «È un passo in avanti - osserva Claudio Armati, presidente provinciale dell’Anci (associazione nazionale comuni italiani) -; una decisione intelligente. Per rispettare il patto di stabilità, infatti, i piccoli comuni sarebbero stati costretti a mantenere pressoché invariato il rapporto differenziale tra uscite e entrate. Ma è assurdo per amministrazioni che hanno scarsissime entrate dirette e bilanci molto risicati». Per rientrare nei parametri molti comuni sarebbero stati costretti a tagliare servizi essenziali, soprattutto in campo sociale.

(02/11/2004)

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