Crisi meccanica: colpite 500 aziende in Lombardia

Si aggrava la crisi del settore metalmeccanico in Lombardia nel secondo semestre 2003 con ben 493 aziende coinvolte (50 in più del semestre precedente, con un aumento dell’11%) e 19.377 lavoratori colpiti (più 16% rispetto ai primi sei mesi dell’anno scorso). Ma la situazione nella Bergamasca (che è la terza provincia lombarda per importanza contando 2.014 aziende del comparto e 58.577 lavoratori) rispetto alle province più interessate dalla crisi (e cioè Milano, Brescia, Magenta-Legnano, Mantova, Lecco e la Brianza) è meno pesante e le imprese in difficoltà rappresentano solo il 5% del panorama regionale, con 21 aziende coinvolte e 970 «tute blu» interessate.

È quanto emerge dal Rapporto sulle situazioni di crisi nel settore metalmeccanico lombardo elaborato dalla Fim-Cisl regionale. Nel secondo semestre del 2003 è aumentato del 25% l’utilizzo della Cassa integrazione ordinaria (2.600 lavoratori in più rispetto al passato sono stati messi nella Cassa ordinaria) e del 18% l’impiego della Cassa integrazione straordinaria legata a crisi profonde (3.174 i lavoratori attualmente parcheggiati nella Cassa straordinaria). Sono stati ben 7.300 i lavoratori che in tutto il 2003 sono stati messi in mobilità, ovvero espulsi dalle realtà aziendali; positivo, comunque, per la Fim-Cisl lombarda, il ricorso a 5 contratti di solidarietà che hanno permesso di salvare 200 posti di lavoro.

«Senza ricorrere a toni catastrofici - commenta la Fim regionale - questi dati confermano le previsioni fatte sei mesi fa dal sindacato metalmeccanici lombardo della Cisl. Anche nella dinamica lombarda si sente la mancanza di strategie per lo sviluppo da parte delle imprese e di politiche industriali pubbliche».

Per la Fim occorre parlare di uno stato di difficoltà del settore dovuto a tre fattori: la stagnazione della produzione, la mancanza di nuovi investimenti e la perdita di competitività delle nostre produzioni tradizionali rispetto ai Paesi a basso costo del lavoro. Tra le province più colpite accanto a Milano, Brianza e Lecco (che presentavano già in passato ampi segnali di difficoltà) la crisi sembra propagarsi in particolare a Brescia e a Mantova. Tecnosistemi, Alcatel, Alfa Romeo, Necchi, Rimoldi sono i nomi delle crisi aziendali oggi più acute e gravi, accanto alle quali si rischia di avere un numero crescente di nuovi casi di difficile soluzione.

«Mentre industriali e politici continuano a indicare una ripresa dietro l’angolo o addirittura già avviata, come hanno affermato ancora la scorsa settimana Regione e Confindustria - afferma Roberto Benaglia, segretario generale della Fim-Cisl Lombardia - il sindacato sta con i piedi per terra ed è costretto a denunciare il numero crescente di famiglie e lavoratori colpiti dalle difficoltà. Facciamo sempre più fatica a garantire un’occupazione o un reddito a chi è colpito. Purtroppo non ci pare di vedere miglioramenti da qui alla prossima estate».

Benaglia aggiunge che la Fim guarda ai prossimi mesi con preoccupazione: «Rischiamo che la lista delle crisi si estenda, in particolare tra le grandi imprese, le multinazionali e i distretti industriali sottoposti alla concorrenza internazionale. Chiediamo alle controparti e alla Regione poche cose essenziali ma urgenti: accelerare la creazione di servizi che diano certezza di ricollocazione a chi perde un posto di lavoro, produrre nuovi sforzi per attrarre in Lombardia nuovi investimenti qualificati, predisporre misure di intervento per aiutare i comparti più colpiti. La morale secondo cui la Lombardia è prospera e dinamica e sa fare da sé la rifiutiamo. E’ tempo che dai convegni si passi ai fatti. Chiederemo agli altri sindacati di predisporre iniziative comuni per raggiungere questi obiettivi».

Il settore metalmeccanico in Lombardia ha un peso notevole e arriva al 42% delle imprese del settore manifatturiero, mentre si attesta al 44% degli occupati.

Nella regione sono occupati nel settore metalmeccanico industriale 567.319 addetti, (il 3% del dato nazionale) in 22.515 imprese (il 21% del dato nazionale).

(04/02/2004)

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