Triumph, presidio riuscito
ma la trattativa resta ferma

Una cinquantina di lavoratori della Triumph International Rome di Trescore Balneario sta tenendo un presidio, venerdì mattina 22 gennaio, davanti alla sede della Confindustria di Bergamo e c'è qualche problema di circolazione perché i manifestanti scendono ogni tanto dai marciapiedi bloccando il traffico. Pullman bloccati e auto deviate. Carabinieri, polizia e vigili tengono sotto controllo la situazione.

Presidio proprio mentre azienda e sindacati sono tornani al tavolo in Confindustria Bergamo per discutere dei 56 posti a rischio alla Triumph che ha annunciato l'intenzione di chiudere il magazzino. Al precedente incontro, a fronte della conferma del piano presentato dall'azienda di abbigliamento intimo che fa capo alla multinazionale svizzera, i sindacati dei tessili (Femca-Cisl e Filtea-Cgil) hanno avanzato la loro proposta: mantenere la struttura del magazzino e utilizzare i contratti di solidarietà.

I sindacati si aspettano una risposta. Nel frattempo martedì i sindacati (Francesco Corna per la Femca, Fulvio Bolis per la Filtea e la Rsu) hanno incontrato il sindaco di Trescore, Alberto Finazzi. «Abbiamo illustrato la situazione e gli abbiamo chiesto di sostenere le nostre ragioni, insistendo con l'azienda perché il magazzino resti», dice Bolis. Sulla questione il gruppo di minoranza del Pdl ha presentato un'interpellanza che chiede di «escludere ogni possibilità di trasformazione urbanistica sull'area di proprietà della Triumph». Dalla Provincia interviene anche l'assessore al lavoro Enrico Zucchi: «Seguiamo con attenzione e preoccupazione questa prospettiva di spostamento della logistica. Vedremo l'evoluzione della trattativa sindacale e poi convocheremo le parti».

Dopo la dismissione negli anni scorsi della produzione, che portò a 113 esuberi poi scesi a 88, nella sede della Triumph sono rimasti la logistica e gli uffici, oltre alla rete vendita dei negozi monomarca. Gli addetti sono in tutto 250, di cui 120 nel quartier generale.

«Nulla di fatto, l'azienda è rimasta sulle sue posizioni»: è il giudizio dei sindacalisti presenti, in mattinata, dalle 10.30 fino a dopo le 14.00, all'incontro in Confindustria con i rappresentanti della dirigenza Triumph. Sul tavolo, i 56 posti di lavoro a rischio, dopo che l'azienda ha annunciato il 12 gennaio l'intenzione di chiudere il magazzino di Trescore Balneario. Mentre all'interno della sede degli industriali si teneva il confronto, fuori si è svolto un presidio dei lavoratori.

“Se il presidio è riuscito, visto che quasi tutte le lavoratrici del magazzino hanno partecipato, il confronto con Triumph è finito in un nulla di fatto, la situazione non si è mossa di un solo centimetro” commentano Fulvio Bolis, segretario generale provinciale Filtea-Cgil e Cristian Verdi della Femca-Cisl. “Noi abbiamo ribadito le nostre posizioni, rendendoci disponibili a valutare il ricorso ad ammortizzatori sociali, nello specifico ai contratti di solidarietà, strumento utile anche nella gestione degli orari per tentare di attenuare le difficoltà aziendali. Tutto, però, a condizione che il magazzino resti in piedi, che l'attività non venga spostata a Obernai, in Alsazia, come invece intende fare l'azienda. Insomma, le lavoratrici sono disposte a fare sacrifici, purché il centro logistico di Trescore resti aperto”.

Di fronte alle ipotesi sindacali dell'utilizzo di contratti di solidarietà, l'azienda ha ribadito la scelta compiuta dal gruppo, cioè quella di cessare la logistica in bergamasca per rendere più efficace ed efficiente la struttura internazionale. “Riteniamo di non aver avuto risposte sufficienti” continuano i sindacalisti, “in merito alle nostre domande sui risparmi che deriverebbero dalla chiusura e sull'effettivo vantaggio dello spostamento logistico in Francia. Insomma, non ci convincono. Dunque continuiamo a ritenere miope la scelta dell'azienda. Per Triumph l'Italia continua ad essere mercato importante: nel 2008 il fatturato aziendale nel nostro Paese è stato di oltre 77 milioni di euro, mentre lo scorso anno, ci dicono dall'azienda, ci si attende d'aver raggiunto e forse superato i 74 milioni. Il Paese in cui si opera non può essere solo un mercato di sbocco; è per noi soprattutto un luogo in cui esercitare una responsabilità per la tenuta dell'occupazione. Lo sappia l'azienda, che è arrivata all'incontro per illustrare un ‘piano sociale' che, a suo dire, dovrebbe contribuire ad attenuare le difficoltà dei lavoratori. Lo abbiamo ascoltato, ma non siamo entrati nel merito: abbiamo preso atto di quello che Triumph propone in cambio della chiusura del magazzino. Chiusura a cui non smettiamo di opporci, soprattutto visto i miseri contrappesi messi sul piatto dall'azienda”.

La sede logistica è, insieme agli uffici, quanto rimane in bergamasca dopo i tagli e lo spostamento della produzione che risalgono al 2004. In quell'anno l'azienda leader di abbigliamento intimo annunciò 113 esuberi causati dalla cessazione della produzione Sloggi. Fra trattative e cassa integrazione gli esuberi, allora, scesero a 88.

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