La crisi del lavoro in Valle BrembanaSindacati e lavoratori scendono in piazza

Lavoratori e sindacati confederali di Cgil, Cisl e Uil daranno vita ad una manifestazione con corteo, mercoledì 15 marzo a Piazza Brembana, per riportare pubblicamente l’attenzione sulla grave situazione della Valle Brembana.
Il concentramento è previsto presso il Quadrivio di Piazza Brembana (località Giardinetti) alle 19. Il corteo, che si muoverà alle 19.15, sfilerà nelle vie del centro (via Belotti, via Tasso e via Mamma Calvi). Alle 20, nella palestra del Comune sono attesi gli interventi delle RSU della valle e dei segretari generali di CGIL, CISL e UIL. La serata si chiuderà con musica popolare e prodotti locali. 
Peggiora l’economia della Valle Brembana e si frantuma il quadro sociale. Secondo i sindacati, l’economia della Valle Brembana sta peggiorando e il quadro sociale è sempre meno confortante. A poco o a niente - dicono - sono serviti i tavoli regionale e quello del Coordinamento della Provincia, rimasti immobili mentre la crisi arrivava nelle piccole aziende ma anche alla Areva di San Pellegrino (ex Fir), alla MVB di Zogno e faceva trasferire la Brembo da San Giovanni Bianco a Mapello.
Le difficoltà economiche si ripercuotono anche sulla situazione sociale. «Se guardiamo la classifica dei redditi familiari in provincia di Bergamo - dice Orazio Amboni, responsabile Welfare della CGIL - nessun comune di montagna è sopra la media; gli ultimi posti sono tutti occupati da comuni della valle Brembana con redditi di un terzo inferiore alla media provinciale. Una situazione di degrado sociale e impoverimento progressivo di cui la perdita di posti di lavoro è solo uno dei fattori».
La Valle Brembana, infatti - ricorda il sindacalista - ha il più alto indice di vecchiaia, il più basso indice di lavoro, il più basso incremento demografico. Ha zero consultori familiari (solo un paio di sedi staccate con sempre meno ore di servizio). Zero centri diurni per anziani. Zero servizi residenziali o semi residenziali per interventi terapeutico riabilitativi (da droghe, alcool....). Una crisi, che - si sottolinea - è pagata di più da chi sta peggio, e spesso nell’indifferenza delle amministrazioni comunali.Ecco i 5 punti principali rivendicati dai sindacati nella piattaforma approvata a metà febbraio

Mantenere gli insediamenti produttivi esistenti
Il sindacato chiede che siano create le condizioni per mettere a disposizione aree in grado di ospitare l’espansione delle imprese che «tirano» e reggono il mercato. Chiede di sostenere l’innovazione e l’adeguamento tecnologico delle imprese. Di concretizzare interventi infrastrutturali sul territorio con un occhio di riguardo all’opzione treno, punto di valore per creare le condizioni di una mobilità alternativa e flessibile.

Reinsediare e sostituire il manifatturiero che delocalizza

Il sindacato chiede che siano conosciuti subito i destini (in termini di tempi e modi del reimpiego) dell’area Brembo che verrà libera a San Giovanni Bianco e sulla quale da tempo si parla di contatti in corso con il gruppo brembano Smi. Nel caso in cui si registrassero altre dismissioni produttive, i sindacati chiedono che i Comuni si impegnino nel non cambiare mai le destinazioni d’uso degli stessi lasciandoli, di conseguenza, al servizio dell’imprenditoria. La richiesta di una politica di incentivo alle attività di servizio alle imprese e alle produzioni innovative: come le attività tecnologiche e quelle legate all’informatica o alle produzioni di energie alternative.

Progettare un sistema turistico della valle

Per il sindacato occorre valorizzare il ruolo di San Pellegrino Terme, a partire dalle potenzialità del «marchio» stesso della località riqualificandone il sistema di accoglienza e valorizzando l’offerta turistica. Ma occorre anche progettare uno scenario di investimento sul comprensorio sciistico dell’alta valle superando stagionalità e povertà dell’offerta. Per CGIL, CISL e UIL è necessario promuovere le attività collaterali: dall’agricoltura di nicchia all’agriturismo, dalle terme al casinò alle offerte culturali.

Utilizzo degli ammortizzatori e politiche attive del lavoro

A fronte della grande trasformazione, delle riconversioni e del processo di sostituzione delle attività del territorio, «processo molto dinamico e rapido», per CGIL, CISL e UIL è necessario dare corso a iniziative di governo tutelando il diritto dei lavoratori anche attraverso la protezione sociale. Per il sindacato è necessario effettuare investimenti sull’istruzione e la formazione: per la ricollocazione del personale che fuoriesce dal ciclo produttivo, ma anche per la promozione del capitale umano che è una risorsa decisiva per il territorio.

Una politica per le «infrastrutture sociali»

Non solo economia, ma attenzione alle ricadute sociali dei problemi: la Valle, evidenzia un problema demografico (con una popolazione che invecchia), di spopolamento (la «delocalizzazione delle famiglie»), la delocalizzazione del Welfare (i presidi sanitari e assistenziali scompaiono e diminuisce la spesa pubblica in questi ambiti). Così come la Valle evidenzia una carenza di asili nido, di medici di famiglia presenti sul territorio con standard inferiori alla media. Ma anche enti locali senza informatica e possibilità di mettersi in rete per fornire servizi adeguati alla cittadinanza.
(13/03/2006)

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