Ipsa di Albano, 35 senza lavoro
Chiesto un incontro al prefetto

Per tentare di trovare una soluzione alla vicenda dei 35 lavoratori rimasti senza prospettive (e senza cassa integrazione) dopo il fallimento dell'azienda metalmeccanica Ipsa di Albano Sant'Alessandro, la Fiom-Cgil e la Fim-Cisl provinciali hanno inoltrato oggi alla Prefettura di Bergamo la richiesta di un incontro.

Nel luglio scorso era stato firmato un accordo per l'avvio della Cassa straordinaria per procedura concorsuale che avrebbe dovuto garantire un anno di integrazione salariale a partire (retroattivamente) dal 7 giugno, data del fallimento dell'azienda.

«L'iter per l'ottenimento dell'ammortizzatore sociale - recita una nota della Cgil -, però, è stato bloccato da una disputa sulle competenze. Infatti, dopo la firma dell'accordo per l'avvio della Cassa straordinaria in Regione, il curatore fallimentare di Ipsa Claudio Dalla Valle ha avanzato dubbi sulla titolarità della procedura fallimentare: non è chiaro se i 35 lavoratori rimasti in carico all'azienda facciano capo alla procedura fallimentare di Ipsa oppure a quella di Cattaneo Presse International, da cui Ipsa aveva affittato un ramo d'azienda. Risulta, infatti, che Ipsa non abbia mai pagato per l'affitto, dunque il contratto di quell'operazione sarebbe da considerarsi decaduto. Successivamente, però, in fase di asta del medesimo ramo di azienda, Ipsa aveva acquisito la medesima parte di produzione, per la seconda volta non onorando i debiti. Così, in occasione dello sfratto di Ipsa, l'ufficiale giudiziario aveva restituito il complesso aziendale (ovvero macchinari e, secondo il curatore IPSA, anche i lavoratori) a Cattaneo Presse International».

La cassa firmata a luglio, alla fine, è stata bloccata in Regione: la sua sospensione è stata decisa in attesa di chiarimenti sulla posizione societaria e sul vero rapporto fra i due fallimenti.

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