Sciopero generale dei bancari
Avviate le procedure nazionali

Sciopero generale dei bancari in vista. È quanto si legge in una nota congiunta dei sindacati in cui si annuncia che saranno convocati gli attivi ed assemblee «per avviare tutte le procedure per la proclamazione dello sciopero generale della categoria».

Sciopero generale dei bancari in vista. È quanto si legge in una nota congiunta di Dircredito Fabi Fiba-Cisl Fisac-Cgil Sinfub Ugl-credito Uilca in cui si annuncia che saranno convocati gli attivi ed assemblee «per avviare tutte le procedure per la proclamazione dello sciopero generale della categoria».

L'Abi, infatti, ha formalmente disdettato il contratto nazionale dei bancari che scade a giugno 2014. Lo hanno reso noto i sindacati al termine della riunione con la delegazione dei banchieri guidata da Francesco Micheli. I sindacati si sono riuniti in un'intersindacale nella stessa sede dell'Abi per decidere le azioni da intraprendere e hanno deciso per la linea dura.

Da parte delle banche è stato consegnato un documento con le motivazioni alla base della disdetta anticipata. Addensamento dei bancari nei livelli inquadramentali più elevati, costo del lavoro che si pone «ben al di sopra» degli altri settori produttivi e della media europea. Sono alcuni degli aspetti con cui che l'Associazione bancaria italiana ha giustificato la disdetta dei contratti nazionali in vigore.

Secondo lo studio di Palazzo Altieri il base ai dati di bilancio elaborati dalla stessa Bankitalia, «il costo medio annuo per dipendente si attesta nel 2012 a 74,8 mila euro, corrispondenti a 77,8 mila tenendo conto dell'effetto Irap stimato». Sostanzialmente i banchieri lamentano che uno degli ostacoli è rappresentato dalla tradizionale contrattazione integrativa aziendale, che «dovrebbe essere sostituita da una regolamentazione derogatoria o sostitutiva di quella prevista dal contratto nazionale» anche in considerazione del contesto di riferimento: recessione nazionale, riforma pensionistica che che comporta un «insostenibile incremento degli anni di permanenza al lavoro anche a danno di nuova eventuale occupazione».

La disdetta del contratto nazionale del credito da parte dell'Abi da un lato è «un tentativo per andare a battere cassa dal Governo sulla fiscalità» e dall'altro un voler «scaricare i guasti del sistema sui lavoratori» ha osservato il segretario generale della Fiba, Giulio Romani, all'uscita dalla sede dell'Abi.

«I banchieri non si prendono un grammo di responsabilità rispetto alle loro gestioni», ha aggiunto il sindacalista da pochi mesi alla guida del sindacato dei bancari della Cisl. L'iniziativa anticipata della disdetta, secondo Romani, ha una tempistica ben studiata a tavolino da parte dei banchieri: «Stressare la situazione in coincidenza con la scadenza dei termini per l'adeguamento del Fondo esuberi» il prossimo 31 ottobre.

Un tema che sta a cuore ai sindacati perché l'ammortizzatore del settore ha già permesso l'uscita anticipata di circa 48mila addetti. La legge Fornero ne ha limitato il raggio d'azione con l'allungamento dei termini per la quiescenza. «Se pensano che non romperemo le relazioni industriali per il Fondo si sbagliano», ha concluso minaccioso Romani.

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