Liste di mobilità
A gennaio forte impennata

Una lettura della crisi attraverso i dati delle liste di mobilità è stata al centro di uno studio effettuato dal Dipartimento del mercato del lavoro della Cgil di Bergamo utilizzando i dati regionali della Commissione regionale per le politiche del lavoro e i dati provinciali dei centri per l'impiego.

In provincia di Bergamo - in relazione ai lavoratori bergamaschi licenziati inseriti nelle liste di mobilità 236/93 (con solo trattamento di disoccupazione da gennaio 2008 a gennaio 2009), cui accedono i lavoratori licenziati di aziende con meno di 15 addetti, se industriali, o meno di 50/200 se commerciali - la variazione rispetto al dato gennaio 08 (omogeneo per periodo e per durata) è più che doppia, l’indice percentuale passa da 100 a 248, con un’impennata nell’ultimo mese. Il dato lombardo è più contenuto: 100-149. Nelle piccole aziende, dove non esistono obblighi di contrattazione sindacale per l’accesso alla mobilità, il ricorso ai licenziamenti è più immediato e elevato.

Anche per le liste 223 - con trattamento economico di mobilità, cui accedono i lavoratori licenziati di aziende con più di 15 addetti, se industriali, o più di 50/200 se commerciali - l’impennata è a Gennaio 2009, pur con una variazione più contenuta rispetto alle liste 236 che riguardano le aziende di piccole dimensioni. Rispetto alla media lombarda (100-100), la provincia di Bergamo ha una crescita maggiore (100-116).

Bergamo è la provincia con il più elevato aumento percentuale di lavoratori collocati in mobilità legge 236. È invece Mantova la provincia che ha visto il più elevato aumento percentuale (275) di lavoratori collocati in mobilità legge 223; Bergamo (116) è al quarto posto, dietro a Como (149) e Sondrio (123).

Anche se i dati dei Centri per l’impiego della Provincia di Bergamo si fermano a Dicembre 2008, e quindi non comprendono l’impennata di Gennaio 09, sono comunque significativi per alcune variabili: l’età dei licenziati, ad esempio, si innalza notevolmente. Gli over 40enni erano, nel 2005, il 56% (29+17); nel 2008 sono il 64%.

Col crescere del peso della mano d’opera immigrata, cresce anche la partecipazione dei lavoratori stranieri ai processi di crisi aziendale. I lavoratori italiani erano, nel 2005, l’89,5% degli inclusi nelle liste di mobilità, ora sono scesi all’84,4%. Al secondo posto i marocchini, che raddoppiano passando dal 2,1% al 4,7%. Percentualmente meno penalizzati, invece, i senegalesi, forse perché occupati, generalmente, in mansioni più qualificate rispetto ad altre nazionalità.

La comparsa dell’edilizia tra i settori in crisi modifica la geografia della suddivisione per CCNL applicato. Gli edili raddoppiano come valore assoluto tra il 2005 (206) e il 2008 (476) e passano dal 7,3% degli inclusi al 13,9%. 121 dirigenti aziendali nelle liste di mobilità: è la prima volta. Poiché i dati si fermano al 2008, ancora non si vedono gli effetti dell’impennata che ha colpito i metalmeccanici a gennaio 2009.

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