Qui Curno: «Siamo in 10 mila: vogliamo
un referendum non solo fra gli iscritti»

A Curno i lavoratori, guidati dal segretario generale della Fiom Gianni Rinaldini e da Giorgio Cremaschi, segretario nazionale, chiedono anche che sull'accordo raggiunto si possano esprimere tutti i lavoratori del settore e non solo i lavoratori dei sindacati che hanno sottoscritto l'accordo.

Il contratto dei metalmeccanici firmato il 15 ottobre da Fim e Uilm è «un contratto minoritario, lesivo dei diritti e dei salari, imposto con un metodo antidemocratico da Confindustria e dagli altri sindacati». È quanto afferma, a margine del corteo dei metalmeccanici a Curno, Giorgio Cremaschi, segretario nazionale Fiom, secondo cui se si tratta «davvero di un buon contratto allora accettino di fare un referendum, altrimenti abbiamo tutto il diritto di dire che è stato respinto dalla maggioranza dei lavoratori».

La Fiom intanto sta lavorando a una proposta di legge popolare da presentare in Parlamento sulla rappresentanza sindacale. Lo ha detto il segretario generale della Fiom Gianni Rinaldini a margine del corteo dei metalmeccanici della Fiom a Curno. «Questa manifestazione (alla quale hanno partecipato 10mila lavoratori secondo gli organizzatori) si svolge contemporaneamente all'assemblea dei delegati Fim e Uilm - ha detto Rinaldini - che deciderà la consultazione soltanto degli iscritti il 25-26-27 novembre» sul contratto dei metalmeccanici. 

«È il primo referendum che esclude - osserva Rinaldini - e che riguarda una minoranza dei lavoratori» perchè «non sono chiamati al voto né gli iscritti alla Fiom n i non iscritti ai sindacati».

Secondo il leader Fiom si tratta di «una situazione paradossale perchè il contratto si applica a tutti. Chiediamo in tutte le fabbriche assemblee attraverso le rsu. Lavoriamo ad una proposta di legge popolare in Parlamento sulla democrazia che affronti la certificazione della rappresentanza di ogni organizzazione in base agli iscritti e alle votazioni nelle aziende. E poi chiediamo che il contratto nazionale sia valido - aggiunge Rinaldini - e approvato con un referendum dalla maggioranza dei lavoratori interessati».

La Fiom in altre parole pone un problema di democrazia: «In un Paese dove si fanno e si conta di tutto, solo i lavoratori non possono votare per il loro contratto. Il problema - conclude- non è soltanto sindacale ma di democrazia».

E sulla scelta di fare concludere il corteo dei lavoratori davanti allo stabilimento della Brembo: «Anche dal punto di vista simbolico - ha osservato Rinaldini - Bombassei rappresenta gli accordi separati. Ne ha siglati due quando era presidente di Federmeccanica. Ora da vicepresidente di Confindustria ha fortemente contribuito a fare l'accordo separato sulla contrattazione, tanto che la struttura interna di controllo di Confindustria sull'applicazione dell'accordo separato è presieduta proprio da Bombassei».

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