Brandi di Levate: il primo obiettivo è lo sblocco dei salari

Brandi di Levate: il primo obiettivo è lo sblocco dei salariLe parole non si sono sprecate ieri nell’incontro in prefettura sulla crisi della Bradi di Levate. Due sono i problemi: sbloccare gli stipendi di novembre e fare opera di mediazione presso i possibili acquirenti della società. Una l’assicurazione data dal prefetto: massimo impegno su entrambi i fronti.

La riunione chiesta dai sindacati e concessa nel giro di ventiquattr’ore si è risolta sì e no in quaranta minuti. I rappresentanti della Fim e della Fiom, insieme ai segretari generali della Cisl, Mario Gualeni, e della Cgil, Maurizio Laini, hanno illustrato la situazione al prefetto Giuseppe Cono Federico, accompagnato dal capo di gabinetto Sergio Pomponio.

Martino Signori, segretario provinciale della Fiom, ha ricapitolato le tappe della vicenda, nota da tempo, ma non nella misura in cui è esplosa in questi giorni, come ha sottolineato Maurizio Gozzini della Fim. L’indebitamento accumulato dalla società produttrice di dischi per freni è pesante: oltre 71 milioni di euro al 31 dicembre 2001. Ma dal punto di vista industriale l’azienda ha numeri di tutto rispetto: sono 8 milioni i pezzi sfornati solo l’anno scorso. «La Bradi è la numero due in Europa nel suo settore», ha evidenziato Gozzini. Ora l’amministratore unico nominato dall’assemblea, Angelo Rampoldi, ha ricevuto l’incarico di verificare l’interesse di società che potenzialmente potrebbero rilevare l’azienda di Levate e, di conseguenza, la possibilità di chiedere una procedura di concordato preventivo funzionale al rilancio dell’attività.

E al destino della Bradi, come ha ricordato Signori, è legato anche quello della fonderia Amc di Mozzanica, che ha nella società di Levate il suo principale cliente.
Trovare un acquirente è dunque l’obiettivo per garantire un futuro a un’azienda che dà lavoro a 380 persone, più i 25 della fonderia. Su questo i sindacalisti hanno chiesto in termini espliciti l’intervento del prefetto. «Ci sono molte voci - ha detto Gualeni - ma lei li deve schiodare: c’è qualcosa di concreto o no?». «Occorre un acquirente che conosca il settore e possa proporre un piano industriale adeguato», ha spiegato Laini. «C’è un’imprenditoria che può farsi carico di questo problema sociale», ha aggiunto Angelo Faccoli, segretario provinciale della Fim. Il prefetto ha assicurato il suo intervento, che toccherà non solo l’impresa ma anche l’Unione industriali.

Se trovare un acquirente è il nodo centrale per il futuro, da sciogliere comunque in tempi brevi come hanno ricordato i sindacati, la questione più urgente, da affrontare nel giro non di pochi giorni ma di poche ore, è lo sblocco degli stipendi. I rappresentanti dei lavoratori ne hanno parlato con amarezza. Ieri era giorno di paga: i cedolini c’erano, gli accrediti in banca no. «Venerdì ci avevano dato garanzie - ha detto Signori -. Ora invece veniamo a sapere che non c’è nulla, né stipendi né tredicesima». La questione, ha spiegato Gozzini, «è che un cliente ha versato un bonifico di un milione e mezzo di euro e, secondo gli accordi, l’istituto di credito che l’ha ricevuto avrebbe dovuto trattenere mezzo milione e liberare il resto. Così non è stato. Facciamo appello a lei perché questi soldi si sblocchino. Aspettiamo due giorni: se venerdì il caso non sarà risolto, faremo un presidio davanti alla banca». Il prefetto ha garantito il suo intervento presso i vertici dell’istituto di credito. Sia per gli stipendi sia per l’ingresso di un acquirente la parola d’ordine dei sindacati è comunque rapidità. «Una soluzione veloce per non morire e per evitare una fuga di professionalità», ha sintetizzato Gozzini. Il sindaco di Levate, Angioletta Ferrari, ha confermato che nella zona c’è già chi si è fatto avanti per cercare personale specializzato proprio nel settore della Bradi. Quindi sono giorni decisivi per dare continuità industriale all’azienda e certezze ai lavoratori. Fra una decina di giorni ci sarà la pausa per le feste: i sindacati si augurano che possa iniziare con qualche punto fermo.

(10/12/2002)
Su L’Eco di Bergamo del 11/12/2002

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