Franco Chiesa, apertura sulla Cig
«Il dialogo prosegue»

Un passo avanti e rinvio a breve per cercare di chiudere il cerchio. La trattativa sugli esuberi annunciati alla Franco Chiesa Spa di Bergamo (commercio di materiale idrotermosanitario e ferramenta) è proseguita venerdì sera 27 marzo e dopo oltre due ore di confronto le parti si sono aggiornate. In sintesi, l'azienda ha aperto alla cassa integrazione straordinaria senza togliere dal tavolo la mobilità. I sindacati hanno rilanciato chiedendo che si affronti questa fase solo con la cassa integrazione e su questo l'azienda si è riservata di dare una risposta all'inizio della prossima settimana, dopodiché martedì ci sarà l'assemblea dei lavoratori.

Quello di venerdì è stato il secondo incontro dall'avvio della procedura di mobilità per 77 dipendenti, su un totale di 342 addetti, di cui 66 in Bergamasca e 11 fuori provincia. L'impatto maggiore sarebbe sulla sede centrale di via Correnti in città: 56 su un organico di 140 persone. Fin dall'inizio i sindacati hanno chiesto di fermare la mobilità e orientarsi sulla cassa integrazione. La disponibilità al dialogo manifestata subito dall'azienda si è concretizzata ieri nell'apertura sul fronte degli ammortizzatori sociali. Come spiega Enrico Betti, responsabile dell'area politiche del lavoro dell'Ascom Bergamo che segue la trattativa per l'azienda, «l'apertura è alla cassa integrazione per un certo numero di dipendenti, senza però rientrare o annullare la mobilità». Di fronte alla richiesta sindacale di fare solo cassa integrazione, l'azienda si è riservata di dare una risposta: «Ora vediamo se è possibile trovare un equilibrio fra queste due posizioni», dice Betti. Da parte sindacale c'è apprezzamento e al tempo stesso attesa: «Un risultato parziale c'è stato, ma per una parola definitiva aspettiamo una risposta definitiva», dice Alberto Citerio della Fisascat-Cisl. Guarda con favore a «questo allentamento sui licenziamenti che comunque alleggerisce la situazione rispetto al primo impatto» anche Maurizio Regazzoni della Uiltucs-Uil. E Paolo Agliardi della Filcams-Cgil conclude: «Noi chiediamo tutta cassa integrazione e mobilità solo volontaria. Sono stati fatti dei passi avanti, ma la trattativa non è ancora chiusa».

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