La crisi del Maglificio Dalmine
I lavoratori in Consiglio comunale

Non mancheranno al Consiglio Comunale aperto al pubblico, venerdì prossimo alle 19 a Dalmine, e non hanno intenzione di cedere sulla questione della rotazione, per loro di primaria importanza: sono i lavoratori del Maglificio Dalmine per i quali la preoccupazione resta altissima di fronte ai 73 esuberi annunciati (che nel frattempo sono scesi a 66 per la scelta di andarsene di alcuni) sull’attuale organico di 132.

«Durante l’assemblea di lunedì 19 i lavoratori coi loro interventi hanno rispedito al mittente la rigidità aziendale sulla rotazione durante la cassa e hanno dato mandato ai sindacati di proseguire la trattativa, tenendo fermo il principio che la rotazione non si tocca» hanno detto Damiano Bettinaglio della Filtea Cgil e Sergio Licini della Femca Cisl.

«Nell’azienda tessile di maglieria e accessori di Dalmine - si legge in un comuniatio stampa della Cgil - è in corso una cassa integrazione straordinaria di 7 mesi, prevista fino al 31 dicembre 2009. Una cassa così breve è motivata dal fatto che nel quinquennio dal 10-08-2005 al 9-08-2010 (quinquennio fisso previsto dalla normativa nazionale nel quale un’azienda industriale può utilizzare un massimo di 36 mesi tra Cigo e Cigs) l’azienda ne ha già utilizzati ben 29. I sindacati di categoria hanno chiesto che l’azienda, invece di licenziare, si attivi per ottenere otto mesi di CIGS in deroga dal 1° gennaio 2010 con rotazione mensile del personale coinvolto».

«Lo stato di agitazione permane e così è stato deciso di partecipare in massa al Consiglio Comunale aperto di venerdì 23 ottobre a Dalmine - continuano i due sindacalisti -. Una delegazione parteciperà anche alla manifestazione del 24 ottobre a Milano. L’incontro in Confindustria previsto per martedì, intanto, è stato sospeso: in una data ancora da fissare ci attendiamo dall’azienda risposte proprio su una rotazione vera, sull’incentivo da destinare a chi sta in cassa fissa volontaria (cioè rinuncia alla rotazione) e sull’anticipo di quote di Tfr a parziale copertura dell’indennità di cassa che verrà pagata a distanza di mesi dall’Inps».

A proposito del piano industriale che i sindacati hanno ricevuto via mail dall’azienda dopo lo sciopero del 15 ottobre, i sindacalisti dicono: «Non è un vero e proprio piano, è solo una sorta di foto statica della situazione, un documento utile solo per chiedere finanziamenti alle banche, dove non si vedono prospettive occupazionali. Per noi è assolutamente inadeguato».

I rappresentanti sindacali sono ancora in attesa di incontrare il sindaco di Dalmine, Claudia Maria Terzi, dopo che la richiesta di un incontro era stata inviata all’amministrazione comunale il 1° ottobre scorso. «Malgrado l’amministrazione non abbia avuto tempo di incontrarci ufficialmente, ci è stato detto informalmente che il primo cittadino di Dalmine ha incontrato già due volte i rappresentanti dell’azienda. Di conseguenza, abbiamo deciso di partecipare al Consiglio Comunale di venerdì, così, alla fine, potremo vedere il sindaco».

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